domenica 15 Settembre 2024

I disastri della new economy

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A rischio la politica saggia della Norvegia

Il terremoto causato dal passaggio della pandemia di coronavirus è stato talmente imponente da mettere a dura prova la tenuta non soltanto dei massimi mercati finanziari internazionali ma anche la stabilità delle stesse economie reali. In modo particolare, questo fatto si è potuto osservare in Europa – con le economie in totale recessione durante il primo semestre dell’anno – e nel mondo americano, ancora fortemente alle prese con l’epidemia.
Un Paese in particolare, però, ha avuto delle difficoltà aggiuntive dettate da una dagli squilibri dei mercati finanziari: la Norvegia. Ad Oslo, infatti, la caduta del prezzo del petrolio e l’incertezza che ha toccato le borse mondiali ha danneggiato per il 3,4% – secondo i dati di BusinessInsider – del più grande fondo sovrano al mondo, il Norges Bank.  E in questo scenario, i 18 miliardi di euro letteralmente bruciati in questi primi sei mesi dell’anno potrebbero significare una grave battuta d’arresto anche in vista delle manovre espansive attese in Scandinavia per il sostegno all’economia reale.

Petrolio e banche, gli incubi di Oslo
A provocare il dato negativo negli investimenti del fondo sovrano norvegese sono stati principalmente il crollo del prezzo del greggio nei primi momenti della pandemia e il tracollo del comparto bancario. E in modo particolare sono state soprattutto le banche – con una perdita ponderata di oltre il 20% del prezzo di listino – a creare le maggiori problematiche, mandando in territorio negativo il fondo nonostante gli investimenti oculati sul comparto tecnologico – che hanno segnato invece un +14,2%.
In questo modo, il fondo sovrano norvegese, nato grazie agli immensi guadagni derivanti dal petrolio, è stato beffato proprio dalla caduta del valore di scambio del greggio, che ha inciso in questo modo doppiamente in negativo per Oslo. In una situazione che, a causa dell’instabilità diffusa ancora adesso sui mercati, potrebbe diventare pericolosamente cupo per il Paese, nonostante la solidità per la quale si è contraddistinto negli ultimi anni.

Che cos’è Norges Bank
Arrivati a questo punto, però, è necessario chiarire una cosa: che cos’è davvero Norges Bank, precedentemente definito come il più grande fondo sovrano d’investimento al mondo?
In estrema sintesi, si tratta di un sistema di tutela per le generazioni future messo in campo ormai da 20 anni per sopperire alle problematiche causate dall’esaurimento delle scorte petrolifere del mare nordeuropeo. In questo modo, quando l’ultima goccia di greggio verrà estratta dalla Norvegia, il popolo del Paese avrà a disposizione una somma sufficiente alla riconversione dell’economia ed al proprio sostentamento durante i difficili mesi di transizione. Con il suo altissimo numero di partecipazioni, come riportato da BusinessInsider possiede azioni dell’1,4% delle società quotate agli indici di borsa internazionali ed il suo portafoglio è diversificato anche con obbligazioni private e con titoli di stato – soprattutto del Giappone e della Germania.
Sostanzialmente, dunque, si tratta di un fondo comune del quale ogni cittadino della Norvegia, per la sua parte, è proprietario ed al quale già adesso in realtà può accedere qualora si trovi in difficoltà. Proprio in questi difficili mesi segnati dalla pandemia è infatti stato necessario per molti di coloro che hanno perso il posto di lavoro, i quali hanno avuto la possibilità di “ritirare” parte della somma a loro spettante per fare fronte alle spese quotidiane. E in questo modo ha segnato anche il record negativo di riscatti da quando esso è stato costituito.
Tuttavia, l’arresto causato dal freno dei mercati – unito al maggior numero di riscatti – ha assestato un duro colpo alle finanze del fondo sovrano, il quale ha chiuso il semestre con una perdita netta del 3,4% ed ha bruciato di fatto i progressi fatti negli ultimi anni. In una situazione che, purtroppo per i norvegesi, richiederà anni di lavoro per permettere di recuperare il tracollo di questo inizio 2020.

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