John Kerry è il candidato alla presidenza degli Usa del Partito Democratico. Secondo l’establishment democratico e i media, la chiave del successo del senatore del Massachusetts é la sua “eligibilità”.
Negli anni ’80, Kerry ha vivamente criticato l’ordine dato da Ronald Reagan d’invadere la piccola isola di Grenada (1983). Oggi, pretende di non aver trovato necessario attaccare questo paese, ma che avrebbe sostenuto l’invasione “in cuor suo”. “Non mi sono mai opposto in pubblico” dice.
In realtà, Kerry é un iniziato, un uomo di Washington (cioè un membro dell’establishment) nella sua integralità. Possiede tutto quello che l’America delle multinazionali – e del Partito Democratico – vuole vedere alla Casa Bianca.
Elizabeth Schulte esamina il passato (putrido) di John Kerry.
”Un uomo caratterizzato dai suoi conflitti interni”, tale é il ritratto dato dal Boston Globe in una serie di cinque articoli apparsi nel giugno 2003. “Il super-eroe del Vietnam é divenuto un oppositore della guerra; il ribelle liberal dai capelli irsuti divenne un accusatore…” si poteva leggere sul Globe.
Avete l’impressione d’avere già letto ciò? Qualcuno non aveva scritto un libro su un tale soggetto, nel 1800: Il Dottor Jekyll e Mister Hyde? In 19 anni di carriera politica e d’uomo di Washington, Kerry non ha mai lasciato che un principio gli sbarrasse la strada. Ha costruito la sua carriera fluttuando tra l’ala conservatrice del Partito Democratico e la sua ala liberale. È perché, la settimana scorsa a Greenville (S.C), Kerry dichiarava che avrebbe fatto di tutto affinché Bush “risponda” della guerra in Irak. Ma per rispondere a delle critiche da parte dei Repubblicani, avrebbe anche ben potuto dire: “Ho votato per il più importante budget della difesa della storia degli USA”.
Kerry ha adottato durante la sua carriera politica delle posizioni liberali che ha rinnegato qualche anno dopo. Dal 1984, data in cui ha vinto la sua prima elezione a senatore del Massachusetts, ha sostenuto delle proposte che chiedevano l’abbandono di certi armamenti, i bombardieri B1 e B2, gli elicotteri Apaches e i missili Patriot. Kerry dice ora che le sue prese di posizioni erano pessime: “Penso, dice, che certune fossero stupide in ragione del contesto internazionale in cui ci troviamo e dato quello che ho capito in seguito”.
Nel 1990, Kerry votò contro la risoluzione del Congresso che autorizzava una azione militare contro l’Irak. Ma, dopo la vittoria-lampo degli USA, rientrò nella sua veste e ne divenne un fervente partigiano. Il suo segretariato che non riusciva a seguirlo nelle sue giravolte, inviava ai suoi elettori delle e-mail che esponevano le sue due posizioni… anche nell’ottobre 2002, ma in senso inverso: Kerry votò al Congresso l’autorizzazione d’invadere l’Irak, per in seguito, criticare la guerra.
Kerry, si oppone al Patriot Act che schiaccia le libertà civili, ma ha votato per questa legge nel 2001. “Siamo un paese della legge e delle libertà” dice, “è il momento di finirla con l’era Ashcroft”. (…)
Kerry ha ugualmente sostenuto il programma di “riforme sociali” che ha devastato i diritti sociali di milioni di poveri o li ha obbligati a accettare dei lavori sotto-pagati. Si può anche mettere a suo credito l’aiuto che ha dato alla legge sul crimine di Bill Clinton nel 1994 che ha esteso la pena di morte a livello federale e che ha permesso di trovare i crediti per reclutare 100.000 poliziotti supplementari.
Nel 1994, ha alzato di una spanna la sua retorica conservatrice dopo la vittoria dei Repubblicani nelle elezioni al Congresso, pretendendo che i Democratici siano stati puniti per aver proposto d