lunedì 2 Dicembre 2024

Il caso Tartaglia

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Bisogna riconoscere lo scenario e gli schieramenti ma non è sufficiente

Come commentare il caso Tartaglia e il dopo Tartaglia?
Non perdo tempo ad unirmi ai  toni scandalizzati o meno, ma comunqe sensazionalistici, sull’atto e neppure al giochino di società per la determinazione delle quote di responsabilità di chi ha creato il clima in cui si è consumato.
Non intendo neppure porre l’accento sul particolare gustoso e sicuramente interessante del Tartaglia in cura dallo psicologo come tanti altri aggressori o attentatori isolati e manipolati a distanza. Questione che pur meriterebbe una riflessione approfondita.
Preferisco fare un ragionamento più asettico, nudo e se vogliamo cinico sul presente.
Noi oggi abbiamo in Italia due centri in contrasto, uno è riconducibile a Berlusconi, l’altro è l’antiberlusconiano dei proci alla corte di Montezemolo, Draghi & co.
Cosa li differenzia? Tre cose.
1. Politica estera ed energetica. Berlusconi allarga ad est e riduce di fatto la nostra dipendenza ad ovest, cosa che tutti i proci vogliono sventare.
2. Pregiudiziale ideologica. Per Berlusconi e i suoi è l’anticomunismo, per i proci è l’antifascismo.
3. Sistema politico. Berlusconi persegue una svolta autoritaria che riduca il potere lentigrado e ammuffente del parlamento e delle altre espressioni oligarchiche di fazione, come la magistratura; i suoi avversari sono invece partitocratici e oligarchici doc.
Queste – e solo queste – sono le discriminanti.
Chi come me non s’identifica nella filosofia politica di Berlusconi, specie per quello che riguarda l’economia poco sociale e gli apprezzamenti positivi sul liberismo e su alcuni aspetti dell’american way of life che ha contribuito a veicolare con Mediaset, non deve con ciò dimenticare la realtà né viverla da tifoso.
Non stiamo assistendo a un campionato di calcio; se questo fosse il caso un ultrà del Roccacannuccia o magari della Società Sportiva Thule potrebbe  ritenere del tutto uguale che lo scudetto lo vinca il Milan o l’Inter.
Poiché gli esiti di questo conflitto avranno, in un senso o nell’altro, conseguenze notevolissime su tutti noi italiani, un’equidistanza intellettuale o da circolo bocciofilo ultrà è priva di senso e non ci si può quindi, a meno di essere masochisti, idioti o servi, non schierare contro gli antiberlusconiani, in particolar modo quelli apparentemente più vicini al premier, come Gianfranco Fini.
Bisogna riconoscere lo scenario e gli schieramenti, ma  non è sufficiente. Non dobbiamo  tifare per gli uomini e i partiti ma per le dinamiche, capire le tendenze e anticiparne gli esiti con sagacia, previsione e inventiva.
In ultima analisi si tratta di fare il tifo per noi stessi; ma per poterlo fare bisogna esistere.
Da qualche tempo in qua direi che siamo sulla buona strada. Vediamo se quella che, dopo sessantacinque anni, stiamo infine tracciando condurrà ad una meta.
Il cammino dipende da noi e dalla nostra capacità  di non estraniarci dal reale per rifugiarci in astrattismi nevrotici (e questo è il nodo del mio ragionamento in proposito al caso Tartaglia) ma al contempo di mantenere la concentrazione e il distacco necessari per viverlo dando vita a un progetto che sia nuovo e antico al tempo stesso.

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