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Il Grigiocrate

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altUna svolta molto radicale

L’arrivo di Monti a Palazzo Chigi, il 16 novembre 2011, non ha segnato la fine dell’era berlusconiana e  neppure la fine della Seconda Repubblica, ma una svolta «ben più  radicale, perchè ha segnato la fine della politica così come  l’Italia l’aveva conosciuta dalle sue origini. La fine dei partiti,  della democrazia elettorale, di un potere fondato, almeno in  apparenza, sul consenso popolare». Sono voci fuori dal coro quelle di Augusto Grandi, Daniele Lazzeri e Andrea Macigliano, che ne ‘Il
Grigiocratè (Edizioni Fuori Onda, pp.175, 16 euro), analizzano il  percorso del premier: dagli esordi torinesi fino «all’investitura» a Palazzo Chigi e ai primi mesi alla guida del Paese.
Un libro scorrevole, che tratta argomenti economici senza  inutili tecnicismi e che, soprattutto, non risparmia nessuno: nè  l’attuale governo nè gli organi di informazione che con «curiosa e  sospetta accondiscendenza» hanno continuato «per mesi, a presentarci Monti come il salvatore della Patria, sottacendo, anzi mascherando, la
pochezza dei risultati concreti» dell’esecutivo. Niente sconti  neppure per i partiti politici che, sostengono i tre autori, «hanno  dimostrato la loro totale inadeguatezza ad affrontare le sfide  proposte da questi anni difficili, invischiati come sono in vicende di basso profilo e stravolti da guai giudiziari che ne minano alla radice la credibilitá giá affievolita nel tempo».
Il ritratto di Monti è quello di un ‘Grigiocratè, insomma,  destinato a fare parlare di sè, ad aprire un dibattito. Un  ‘Grigiocratè (prefazione di Piero Sansonetti) che Grandi (giornalista de ‘Il Sole 24 Orè), Lazzeri (scrittore e saggista e chairman del  think tank ‘il Nodo di Gordiò) e Marcigliano (saggista e scrittore)  hanno deciso di scrivere in un’Italia in piena transizione.

 

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