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Il libro di Gabriele Adinolfi colma un vuoto

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Perché andrebbe letto e diffuso

Seppure sotto la veste di romanzo, il racconto si basa su quella strategia che il “Guardian “ già nel 1969 dopo l’attentato di Piazza Fontana battezzò come la “strategia della tensione”, dipanatasi in Italia a partire da quell’anno , anche se il romanzo si concentra sul fatidico 1974.

A mia memoria è il primo contributo letterario che riesce a dare un senso storico a quanto avvenuto: lentamente, sotto gli occhi del lettore , anche quello meno smaliziato, si dipana un ordito che disvela uno scenario inquietante che racconta come l’Italia proprio nel 1974 si trovò ad essere il campo di battaglia di una guerra pianificata ad alti livelli nell’ambito di un nuovo assetto geopolitico nel Mediterraneo, i cui frutti avvelenati perdurano fino ad oggi.

Quello che alcuni potevano solo “intuire” in quegli anni sanguinosi costellati oltre che dalle bombe sui treni e nelle piazze anche da agguati che ancora oggi risultano ancora oscuri, penso alla strage di Acca Larentia o al sequestro e l’uccisione di Aldo Moro nel 1978, grazie al libro, diventa realtà vivente , Verità.

Si badi bene, non una Verità di parte , ideologizzata e preconfezionata, ma Verità perché Gabriele disvela in modo plastico la “metafisica” del potere, i suoi meccanismi di funzionamento, le sue dinamiche di azione e di pensiero, che empiricamente, sono “dimostrati” dai risultati: è andata cosi’ e non può essere andata altrimenti perché questi sono stati i risultati e queste le dinamiche. Infatti, è andata esattamente così. Anche se non vi pare..

Potremmo dire con Hegel “solo ciò che è razionale è reale” ma Gabriele va oltre questo piano ed i personaggi del libro, che come dice giustamente l’autore citando Pirandello “vivono di vita propria” , disegnano e tratteggiano in modo molto vivace e spontaneo, un pezzo del disegno, singoli episodi, ma tutti riconducibili allo medesimo scenario. Per chi vuole e sa vedere.

I personaggi ,sia camerati che compagni, che agiscono mossi da idealità e pulsioni nobili, così come molti che hanno attraversato quella lunga stagione che va dal 1974 ai primi anni 80, intuiscono a sprazzi , che le loro azioni non sono slegate da una grande trama sovrastante la loro logica, ma come chi è immerso in una lotta quotidiana ed esistenziale, non possono cogliere in modo lucido e freddo il quadro completo.

Poi, vi sono i “manovratori”, come il Direttore d’Orchestra Bianchi Caraldini o l’Architetto, cioè coloro che pensano di determinare i destini di milioni di persone, stando nell’ombra suscitando gli avvenimenti, oppure semplicemente assecondandoli e incanalandoli nella direzione voluta, quasi immersi in un delirio di onnipotenza, ma , a loro volta, pedine di un gioco che trascende i loro miseri destini e li relega, dopo tutto, a ruolo di comprimari e gregari di un’ideologia disumanizzante e spietata .

L’altro grande merito del libro è di fare finalmente chiarezza sul fatto che le stragi che fin dal 1969 hanno insanguinato il nostro Paese, tutto erano tranne che attribuibili ai fascisti.

Nel libro, si spiega il perché le stragi non sono state compiute dai fascisti, bensì sono riconducibili ad una strategia di ingresso del PCI nell’area di Governo prevista fin dagli inizi degli anni 70, caldeggiata da ambienti della Trilaterale e dell’amministrazione americana facenti capo ad Henry Kissinger, e dalla collaborazione tra apparati dei servizi israeliani e di paesi dell’est e dell’ovest, ex partigiani in combutta con brigatisti rossi, nelle varianti delle BR di Curcio e Franceschini fino al 1974 e dopo il loro arresto , dal mandatario del Superclan, Mario Moretti, nel libro descritto come il “Comandante”.

Anche per questa Verità, vale ciò che si è scritto prima: la Verità si basa sui collegamenti logici che legano i diversi fatti con l’esito finale , il famoso cui prodest romano , completamente stravolto dagli organi di informazione, dai depistaggi dei servizi italiani e stranieri, da una magistratura legata a doppio filo con il PCI, da una gigantesca macchina della disinformazione che ha operato in un modo talmente pervasivo, da ottenere , come brillantemente esposto nel libro, che persino i fascisti erano convinti di essere in qualche modo colpevoli, senza minimamente esserlo.

Una macchina del fango orwelliana che ha influenzato psicologicamente generazioni di militanti nazionalrivoluzionari, che , a tratti, si sono immedesimati talmente nel ruolo di capro espiatorio di situazioni create e volute dal Nemico, da assolvere il ruolo di agnello sacrificale in modo perfetto, pur non volendo , ma con la “pazzia irrazionale” di chi sa di dover affrontare una tempesta perfetta.

Come spiega l’Autore nel libro, evitare simili situazioni non è facile e spesso dipende anche dal Fato , ma occorre comunque stimolare ed inseguire una visione d’insieme degli accadimenti né farsi prendere dagli ideologismi del momento o peggio dall’accettazione del ruolo che il Nemico vorrebbe farti interpretare, ma ragionare da Stato Maggiore, esattamente come fa il Nemico, essendo flessibili , dandosi degli obiettivi realizzabili con le forze a disposizione , cercando di comprendere che non bisogna mai “essere agiti” ,ma agire con lucidità e con la consapevolezza che quello che si fa ,non necessariamente produrrà dei risultati.

Solo per questi indubbi meriti, il libro dovrebbe essere letto e diffuso in tutto il circuito militante politico-culturale antagonista , anche come guida per l’oggi e per il domani: posto che le dinamiche del Potere descritte da Gabriele nel libro, al di là delle contingenza storiche, sono sempre le stesse e posto che l’Italia è ancor oggi ostaggio dei medesimi apparati che si mossero allora.

Ma non solo: dovrebbe anche “andare oltre” la cerchia di cui sopra ed interessare un più vasto pubblico, non solo per rendere omaggio alla Verità che come diceva Mao “è sempre rivoluzionaria” ma anche a titolo di parziale risarcimento per le migliaia di giovani e meno giovani che hanno dovuto subire terribili prove in quegli anni . 

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