Home Alterview Il paradigma del successo

Il paradigma del successo

0


Judy Garland lo ha saputo interpretare nella vita e nella morte.

 

Bambina prodigio capace di essere, allo stesso tempo, straordinaria attrice, cantante e ballerina, ma nella vita privata un vero disastro. Judy Garland, pseudonimo di Frances Ethel Gumm, nata Grand Rapids il 10 giugno 1922 e morta a Londra quaranta anni fa il 22 giugno 1969 – era fatta così. Era un vero talento pieno di fragilità che l’hanno portata a una morte prematura (soli 47 anni) causata da barbiturici. Come rivela puntualmente una biografia di qualche anno fa, Get Happy’ di Gerald Clarke (Random House editore), fragilità che hanno significato per lei, come si racconta, raid negli armadietti dei medicinali durante i party, alla ricerca di stupefacenti, e anche un’altra dipendenza: quella del consenso del pubblico. Molti così sono stati i suoi matrimoni (ben cinque), i ricoveri in ospedale, i tentati suicidi, fino appunto alla morte per barbiturici.

Frances Gumm inizia presto la sua carriera nel mondo dello spettacolo. Già da bambina è sulle scene esibendosi in teatri di provincia insieme con le sue due sorelle più grandi: le Gumm Sisters. Durante un’esibizione a Chicago nel 1934 (a dodici anni) viene notata da un talent-scout della Metro Goldwyn Mayer, il quale le fa firmare un contratto cinematografico, ma le impone anche il nome d’arte di Judy Garland. Dopo qualche musical nel 1939 arriva la sua grande occasione. Quella di interpretare come protagonista un film che diventerà di culto come Il mago di Oz a firma di Victor Fleming. E’ lei, che non si sente affatto bella, la tenera sognatrice Dorothy che canta nel film la mitica Over the Rainbow. Sembra però che durante sin dalla lavorazione di questo film, per sopportare stress e non ingrassare, sia stata spinta dal produttore ad assumere farmaci che l’avrebbero poi resa dipendente per sempre.

Nel 1944 interpreta il musical Incontriamoci a Saint-Louis e, durante le riprese, ha una relazione col regista Vincente Minnelli, che sposa nel 1945, dopo aver divorziato dal primo marito (il musicista David Rose) e con il quale ha una figlia come Liza Minnelli. Arrivano poi per lei altre commedie musicali con Gene Kelly (Il pirata,1948) e Fred Astaire (Ti amavo senza saperlo,1948). Negli anni Cinquanta cambia però il vento: prima il divorzio da Minnelli, poi il matrimonio difficile con Sidney Luft, da cui nacquero due figli, Joey e Lorna, e infine il licenziamento dalla MGM, dopo il flop de L’allegra fattoria (1950). L’ultima parte della sua vita si consuma tra ruoli drammatici in film come Vincitori e vinti (1961) di Stanley Kramer o Gli esclusi (1963) di John Cassavetes, suo ultimo ruolo. Abbandonò infatti il cinema per dedicarsi a teatro e concerti, ma con una vita sempre più nel segno della depressione. Una vita che, tra l’altro, sarà raccontata da Anna Hathaway in un film e in un musical basati sulla biografia scritta da Gerald Clarke. Frase culto della Garland: “Ci sono pillole per ogni cosa in America, anche per sentirsi felici: ma quelle con me non hanno mai funzionato”

Nessun commento

Exit mobile version