martedì 8 Ottobre 2024

Il sangue adulterato

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Il massacro polacco compiuto dai sovietici a lungo fu attribuito ai tedeschi


E’ stata una delle più imponenti fosse comuni dell’intera Europa, il teatro di un eccidio di proporzioni colossali che ha visto la morte di quasi 22 mila tra ufficiali e cittadini polacchi uccisi a sangue freddo dai soldati dell’Armata Rossa nel 1940. La Foresta di Katyn – dove il presidente polacco Kaczynski si stava recando per una commemorazione – è diventata uno dei luoghi di pellegrinaggio più tristemente noti del vecchio continente, uno dei simboli degli orrori della seconda guerra mondiale.
LE VITTIME – Vi persero la vita i prigionieri di guerra dei campi di Kozielsk, Starobielsk e Ostashkov e i detenuti delle prigioni della Bielorussia e Ucraina occidentali, fatti uccidere su ordine di Stalin nella foresta di Katyń e nelle prigioni di Kalinin (Tver), Kharkov e di altre città sovietiche.
Molti polacchi erano stati fatti prigionieri a seguito dell’invasione e sconfitta della Polonia da parte di tedeschi e sovietici nel settembre 1939. Vennero internati in diversi campi di detenzione, tra cui i più noti sono Ostashkov, Kozielsk e Starobielsk. Kozielsk e Starobielsk vennero usati principalmente per gli ufficiali, mentre Ostashkov conteneva principalmente guide, gendarmi, poliziotti e secondini. Non tutti morirono a Katyn, ma quella città è divenuta il simbolo della strage ed è lì che si commemorano tutte le vittime. E’ lì che si stavano recando anche il presidente polacco e tutta la sua delegazione, tutti deceduti nell’incidente aereo avvenuto a poca distanza dall’aeroporto di Smolensk.
PULIZIA STALINIANA –  Il massacro rispondeva ad una logica ben precisa di ulteriore indebolimento della Polonia appena asservita. Infatti, poiché il sistema di coscrizione polacco prevedeva che ogni laureato divenisse un ufficiale della riserva, il massacro doveva servire ad eliminare una parte cospicua della classe dirigente nazionale. (La medesima logica, sia pure in versione soft, fu adoperata negli anni settanta con l’esclusione sistematica dei fascisti dalle università…) Va inoltre ricordato che Stalin contestualmente ordinò la deportazione in Siberia e Kazakhstan delle famiglie degli ufficiali polacchi (bambini compresi), eliminando in tal modo anche la generazione successiva.
LE ACCUSE NEGATE – La scoperta del massacro nel 1943 causò l’immediata rottura delle relazioni diplomatiche tra il governo polacco in esilio a Londra e l’Unione Sovietica. L’URSS negò le accuse fino al 1990, quando riconobbe nell’Nkvd, il commissariato per gli affari interni, il responsabile del massacro e della sua copertura.
“I crimini del regime staliniano non possono essere giustificati anche se sarebbe sbagliato attribuire al popolo russo il massacro avvenuto nella foresta di Katyn” ha commentato venerdì il primo ministro russo Vladimir Putin, durante una cerimonia organizzata per il settantesimo anniversario dell’eccidio. “Per anni si è cercato di coprire la verità con ciniche bugie”, ha ammesso Putin riferendosi alla lunga opera di disinformazione compiuta dai sovietici nel tentativo di scaricare le responsabilità dell’accaduto alla Germania nazista. “Questi crimini non possono essere giustificati in alcun modo – ha insistito l’ex presidente -. Il nostro Paese ha dato una chiara valutazione legale e morale delle atrocità del regime totalitario. Una valutazione che non è soggetta a revisionismo”.
LE PRIME VERITA’ – A riconoscere per la prima volta le responsabilità sovietiche per i fatti di Katyn fu Boris Eltsin nel 1990, a cinquant’anni dall’eccidio. Ancora, tuttavia, la Polonia chiede a Mosca tutta la documentazione relativa all’ordine, a quanto pare firmato da Stalin in persona, di procedere all’esecuzione di massa.
La cerimonia di giovedì alla presenza delle massime autorità polacche avrebbe dovuto servire per suggellare il riavvicinamento tra i due Paesi, tra i quali anche in tempi recentissimi (ad esempio per lo scudo antimissile che George W. Bush voleva costruire in Polonia) sono riemerse antiche tensioni.
Putin è la massima carica russa ad aver mai partecipato a una commemorazione di Katyn. Assieme al capo del governo di Mosca c’era il premier polacco Donald Tusk, ma anche gli ex presidenti Lech Walesa, simbolo della rivolta di Solidarnosc contro il regime filosovietico di Wojciech Jaruzelsky, e Tadeusz Mazowiecki, primo capo dello Stato dopo la caduta del comunismo.

Talvolta le menzogne vengono smascherate. I sovietici, avallati da inglesi e americani, avevano accusato i tedeschi dell’eccidio di Katyn;  fu uno dei tanti scaricabarile cui si prestò il processo di Norimberga dove gli accusati non avevano facoltà di replicare elencando i crimini dei “liberatori”.
Le verità sulla Seconda Guerra Mondiale le abbiamo così sotto forma di dogmi ma quasi mai sotto quella di documenti e di certezze.
Ci  vollero molti anni ma Katyn alla fine fu smascherata. 
Attendiamo altre rivelazioni e sane rettifiche. Se il tempo è davvero galantuomo la percezione su quanto accadde in quegli anni muterà radicalmente.

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