Per una morte normale
Adesso – vedi Repubblica TV – ci sono pure i cantanti che salvano un anziano cinese aggredito da due giovinastri razzisti. Non mi ero accorto di questo pogrom in corso, né al bar cinese sotto casa, né in via Paolo Sarpi, né altrove. Mi ero accorto solo della distrazione di massa esercitata per settimane, quando avrebbero dovuto predisporre piani di emergenza (chiudere le scuole, ma dove e quali, come rifornire le farmacie di mascherine e i mercati di amuchina, come predisporre le terapie intensive, cosa fare dei trasporti pubblici eccetera) e invece ci facevano la lezione sui ristoranti cinesi vuoti e sul pericolo razzista. I cinesi, per conto loro, si sono messi in auto-quarantena, spesso hanno chiuso negozi e ristoranti: si sono immolati in un gesto di auto-razzismo? E adesso? Adesso che se fossi un palermitano o un calabrese guarderei con un minimo di diffidenza un pullman di gitanti lombardi, che faranno le anime belle? La notte della cassoela, la serata dei canederli? Tutto questo è tragicomico, anche per chi considera il razzismo una brutta cosa, e un pericolo da tenere a bada dentro ognuno di noi. Il fatto è che si sta affacciando un altro razzismo: quello sui vecchi. Su noi vecchi, e specie quelli che per acciacchi hanno difese immunitarie più deboli. Dicono: “Eh, era già malridotto”. “Ma hai visto quanti anni aveva…”. “Già, l’infarto, l’insufficienza renale”. Sì, di qualcosa bisogna pur morire, anche in un mondo che si è disabituato alla morte, ma questa “l’è il dì dei mort alegher” in un paese dove i bambini sono rari e dove noi vecchi siamo una schiera, anche questo è tragicomico. Cosa faranno le anime belle? Una cena dei nonni? Una serata con le dentiere? Non ammorbateci con la correttezza politica, con le vostre ossessioni pro o contro Salvini. Sapete cosa sono i vecchi? Cosa siamo? Gente che ne ha viste tante, che spesso è sopravvissuta ad amici e parenti, è sopravvissuta alla fine di abitudini e parole, e nonostante questo, o forse proprio per questo, non svuota i supermercati delle bottiglie d’acqua. Anche perché, in un mondo in cui ci sono giovani che avrebbero picchiato l’anziano cinese, ci sono anche quelli che in bus non si alzano per farti posto, e sei bottiglie d’acqua son pesanti da portare. Certo, sono fragili. Certo, sono un peso non produttivo, e consumano pensioni. Certo sono all’antica, faticano a cavarsela con i telefonini, non sanno cos’è una app o una start up. Certo, fanno pena quando calcolano se ce la faranno a vedere il diploma dei nipoti, e a volte ripetono le stesse cose, e a volte sono un peso. Posso parlarne solo perché adesso sono del club, ma anche quando ero giovane, e vedevo che dai posti di guerra andavano forte i servizi commoventi sui bambini, ho sempre pensato, e detto, che a commuovermi erano i vecchi, il cui mondo crollava, senza possibilità di ricominciare, e i bambini grazie a Dio sono più forti. Quando ho parlato di terrorismo, dove tutti quanti ricordiamo i volti e qualche volta i nomi di un giovane giornalista ucciso a Strasburgo, o di una ragazza uccisa a Parigi, ed è giusto che sia così, ho provato a ricordare la malinconia dei pensionati uccisi al Bardo di Tunisi, in una visita fuori stagione, a basso prezzo e un po’ di tepore mediterraneo che fa bene alle artriti. Naturalmente essere cinese e anziano nello stesso tempo, o lodigiano e vecchio, allora è proprio un destino, uno se la cerca. Passerà, e avremo il diritto a una morte normale, che si accorgono in pochi, al bar delle carte o alla bocciofila, e almeno non si fa statistica, è nella natura delle cose.