Intanto per i Biden arrivano i guai
Joe Biden e il figlio Hunter finiscono nel mirino di Lindsey Graham, il senatore capo del Comitato giudiziario del Senato degli Stati Uniti e molto vicino al presidente Donald Trump. Graham, infatti, ha inviato una lettera al segretario di Stato Mike Pompeo giovedì chiedendo documenti relativi all’ex vicepresidente e le sue comunicazioni con i funzionari ucraini durante la presidenza Obama. L’inchiesta avviata dal potente senatore Graham si concentra sui colloqui telefonici che Joe Biden ebbe con l’ex presidente ucraino Petro Poroshenko riguardo al licenziamento del principale procuratore del Paese, nonché sulle comunicazioni che facevano riferimento all’indagine di Kiev su Burisma, la compagnia ucraina di gas naturale che assunse Hunter Biden, figlio del candidato alle primarie del partito democratico, a 50mila dollari al mese.
La richiesta di Graham mira a legittimare le accuse del presidente Trump contro Biden, accusato da The Donald di aver fatto pressioni sull’Ucraina per licenziare il procuratore capo del Paese al fine di proteggere suo figlio. Taylor Reidy, portavoce di Graham, ha spiegato al Washington Post che il senatore ha chiesto i documenti perché il presidente della commissione Intelligence della Camera, il democratico Adam Schiff, ha “fatto capire che non intende vedere le carte”. “I documenti richiesti – ha sottolineato il portavoce del senatore – potrebbero gettare luce su questo tema”.
La vicenda che imbarazza i democratici
Come aveva previsto Pat Buchanan su The American Conservative già a settembre, l’Ucrainagate rischia di inguaiare l’ex vicepresidente Biden. Graham indagherà sui presunti legami di quest’ultimo con la grande corruzione del Paese dell’Europa orientale, e quelli tra il figlio Hunter e la Burisma Holdings, compagnia di gas ucraina che lo assunse nel 2014 a seguito di EuroMaidan. Altro che Trump: il vero quid pro quo fu quello esercitato da Biden nei confronti dell’allora presidente Poroshenko. Nel maggio del 2016, Joe Biden, infatti, in qualità di uomo di punta designato da Barack Obama per l’Ucraina, volò a Kiev per informare Poroshenko che la garanzia di un prestito ammontante a ben un miliardo di dollari americani era stata approvata per permettere a Kiev di fronteggiare i debiti. Ma si trattava di un aiuto “condizionato”.
Se Poroshenko non avesse licenziato il procuratore capo nello stretto giro di sei ore, Biden sarebbe tornato negli Usa e l’Ucraina non avrebbe più avuto alcuna garanzia di prestito. L’Ucraina, in quell’occasione, capitolò senza alcuna resistenza. Il procuratore stava indagando proprio sugli affari della Burisma Holdings, compagnia che aveva collocato nel proprio board operativo, con uno stipendio di 50mila dollari al mese, Hunter Biden, il figlio del vicepresidente. Lo stesso Biden si vantò di aver minacciato nel marzo 2016 l’allora presidente ucraino Poroshenko di ritirare un miliardo di dollari in prestiti se quest’ultimo non avesse licenziato il procuratore generale Viktor Shokin che, a quanto pare, stava indagando proprio su suo figlio Hunter. “Parto fra sei ore. Se il procuratore non verrà licenziato, non prenderete i soldi”, disse Biden a Poroshenko, come da lui stesso raccontato in un evento organizzato dal Council of Foreign Relations. Dichiarazioni a dir poco imbarazzanti per il candidato dem alla Casa Bianca, che ora rischiano di trascinarlo nei guai.
Biden furioso con Graham: “Imbarazzante”
Reazione amara, quella del candidato alle primarie Joe Biden, che definisce in un’intervista rilasciata alla Cnn “imbarazzante” l’iniziativa del Senatore Graham. “Sono deluso e sinceramente arrabbiato – ha sottolineato Biden – lui mi conosce, conosce mio figlio. Sa che non c’è nulla”. Tuttavia, ha sottolineato l’ex vicepresidente, è vero che se Graham “si mettesse contro Trump, la sua rielezione al Senato sarebbe molto difficile”. Secondo l’esponente democratico, Graham “si pentirà per tutta la vita” del suo sostegno a Trump.