sabato 22 Marzo 2025

Jalta e/o Weimar

Modelli di banditi, mercanti e schiavi

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I modelli, i simboli, i richiami caratterizzano le azioni nella vita e nella storia.

Riad sulla scia di Jalta

nel segno di una Jalta 2.0 che coinvolge l’Europa e il Medio Oriente e parte dell’Africa.
In realtà più che Jalta, dove nel febbraio 1945 vennero registrati i destini dei popoli sottomessi all’internazionale dei delinquenti e dei mercanti, il vertice tra banditi in Arabia Saudita rimanda a Teheran dove, a fine novembre 1943, essi vennero decisi.

Jalta resta comunque il simbolo, il modello. Ormai si parla solo di quello e, ironia della vita, lo si esalta come un elemento stabilizzante. “Gajardo arisemo schiavi!” esclama felice un liberto cui è stata tolta la libertà nel film “Scipione detto anche l’Africano”.

In realtà a Riad si è parlato molto poco dell’Ucraìna

ma molto dello sfruttamento di terre rare, dello sviluppo di pipelines, di spartizioni di bottino, con disprezzo completo per tutti i sudditi del pianeta.

E c’è perfino – e non sono pochi – chi è felice perché il vicepresidente americano Vance, che non ha alcun potere reale e che è un personaggio inquietante visto che, giovanissimo, per scalare l’establishment ha perfino cambiato confessione religiosa, ha umiliato gli europei.

V’immaginate il futuro Cancelliere tedesco compiaciuto perché un rappresentante della Francia umiliava i tedeschi nella Ruhr nel 1923 perché era uno schiaffo a Weimar?

Weimar appunto

sembra essere il modello scelto dalla UE, con le riunioni inconcludenti e con mille posizioni, come a Parigi lunedì notte. Weimar in cui c’era decadenza, iniziavano gender e woke, e si pretendeva di poter risollevare la Germania solo con l’economia e con la diplomazia.

Fu perfino meno disastrosa di come è passata alla memoria storica, questa parentesi tedesca che si fondava sul processo economico unificatore renano della Zollverein e che è stato ripreso nella concezione di un’Europa che – purtroppo, purtroppo, purtroppo – non si è mai unita davvero e non ha mai avuto un potere centrale.

Durante Weimar

ci furono molte pulsioni e tendenze, ma non tutti gli oppositori erano antitedeschi come oggi sono antieuropei quelli che starnazzano contro la UE.

C’erano quelli che – come oggi fanno molti esaltati del nulla – gioivano per ogni umiliazione tedesca perché, comunisti ma anche della destra monarchica, speravano di essere dominati dai russi oppure di fare i ciambellani di Londra.

Ma c’erano quelli che contro la classe dirigente di Weimar volevano una Germania unita, forte, partecipata e non sottomessa a nessuna influenza interna o esterna.

Furono essi a chiudere la parentesi di Weimar

Ma amavano il proprio popolo, la propria terra, erano mossi da dignità, non si sentivano cittadini del mondo, tanto che non pretesero mai di essere agli ordini non dico di Stalin o di Chamberlain ma neppure di Mussolini. Oggi invece in molti hanno l’immaginario globalizzato, e parlano di Trump, di Putin, di Netanyahu, come se fossero qui e se fossero compatibili con la nostra storia, con il nostro genius loci, con il nostro essere.

Essi però avevano fede, non erano spenti, non erano morti, non irridevano quelli che, nel disastro e nella decadenza più totale, come nel 1923 o nel 1929, credevano nella Germania, e non pretendevano che fosse morta a Verdun o a Versailles.

Trova la differenza

e capirai perché siamo deboli ma anche come risorgeremo.
Con te o senza di te!

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