Attualmente lo sfidante sembrerebbe in grado di strappare a Bush la Casa Bianca. Forse da tempo i poteri che contano hanno deciso di cambiare cavallo
L’intensificarsi dei combattimenti sul campo in Iraq e lo scandalo delle torture inflitte dai soldati americani ai prigionieri iracheni potrebbero costare carissimi a George W. Bush, in calo verticale di popolarità a detta dell’ultimo sondaggio in ordine di tempo, realizzato per conto del network televisivo ‘Cnn’ e della rivista ‘Time’ fra mercoledì e ieri, all’apice della crisi esplosa sulle sevizie ai detenuti nel carcere di Abu Ghraib, presso Baghdad. Se infatti il presidente americano con un’aggressiva offensiva mediatica e propagandistica era riuscito a rintuzzare la sfida del candidato democratico in pectore nella corsa alla Casa Bianca di novembre, John Forbes Kerry, adesso è quest’ultimo ad averlo scavalcato, per la prima volta dalla rimonta del rivale: il 51 per cento degli interpellati, se si votasse oggi, sceglierebbe proprio Kerry, a fronte del 46 per cento che ancora opterebbero per Bush. Soprattutto, però, l’attuale inquilino della Casa Bianca sembra aver smarrito la strada della fiducia popolare: ben il 59 per cento del campione ha espresso perplessità, preoccupazioni, “dubbi e riserve” sul suo conto, e in particolare sulla sua capacità di guidare gli Stati Uniti; in febbraio la pensava così non più del 55 per cento. Cinque punti percentuali in meno per il sostegno alla guerra in Iraq: dal 53 per cento di favorevoli del mese scorso si e’ scesi adesso al 48, secondo i quali l’invasione dell’Iraq resta pur sempre la cosa giusta che si doveva compiere; addirittura il 56 per cento degli interpellati ribattono tuttavia che i costi in termini di vite di propri connazionali non giustificano assolutamente gli eventuali risultati positivi del conflitto.