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La guerra russoamericana all’Europa

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I disastri in Italia

In uno scenario in cui “la durata della guerra è una variabile cruciale”, e ipotizzando che da luglio finisca o si riducano incertezza e tensioni, il Centro studi di Confindustria stima una crescita del Pil 2022 tagliata a +1,9% “con un’ampia revisione al ribasso (-2,2 punti)” rispetto alle stime dello scorso ottobre “quando tutti i previsori erano concordi su un +4%”. “Anche nello scenario meno complicato i numeri che sono usciti dal rapporto spaventano, spaventano in maniera molto forte”, sottolinea il leader degli industriali, Carlo Bonomi.
Considerando il +2,3% di crescita acquisita per “l’ottimo rimbalzo dell’anno scorso” l’Italia “entrerebbe così in una recessione tecnica seppur di dimensioni limitate”. Il ritorno a livelli pre-Covid “slitta dal secondo trimestre di quest’anno al primo del prossimo”. Nello scenario di previsione “nella prima metà del 2022, quando si dispiegheranno pienamente gli effetti negativi della guerra, l’economia italiana” entrerebbe “in una ‘recessione tecnica’ con un calo di -0,2% e di -0,5% nei primi due trimestri”. La previsione per il 2023 è per una crescita del Pil del +1,6% dopo una previsione di crescita del 2022 vista in calo al +1,9%.

“Caro-energia insostenibile: costo per imprese italiane 68 miliardi in più” – “I rincari di petrolio, gas, carbone, stanno facendo crescere i costi delle imprese”, torna ad avvertire Confindustria, con il Centro Studi di via dell’Astronomia che stima “una crescita della bolletta energetica italiana di 5,7 miliardi su base mensile, ovvero in un maggior onere di 68 miliardi su base annua”. “Le imprese hanno finora in gran parte assorbito nei propri margini, fino ad annullarli in alcuni casi, questi aumenti dei costi” ma l’impatto “non è sostenibile. Per questo diverse imprese stanno riducendo o fermando la produzione, o prevedono di farlo nei prossimi mesi”.

Bonomi: “Stime su Pil numeri che spaventano” – I numeri del rapporto “danno concretezza – aggiunge Bonomi – a un allarme crescente, e purtroppo inascoltato, che Confindustria ha iniziato a lanciare già prima della guerra, quando già si vedeva un rallentamento”.

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