Meno figli per l’Italia negli ultimi 25 anni. Il tasso di fertilità è calato infatti di circa tre volte, passando da 2,7 a 1,2 figli per donna. Aumenta invece l’età della prima gravidanza che ormai avviene tra i 30 e 35 anni, e quella delle mamme che accedono alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (pma). Il momento di affidarsi alle cure del medico per sperare di avere un figlio arriva intorno a 38 anni. Sono questi i dati presentati al convegno della Società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre) in corso a Roma.
“Il massimo successo riproduttivo – commenta la professoressa Alessandra Graziottin, direttore del Centro di ginecologia e sessuologia medica del San Raffaele Resnati di Milano – si colloca tra i 16 e i 28 anni, con un picco intorno ai 20 anni. Oggi, però, tutte danno per scontato di essere sempre fertili, arrivando al momento del concepimento intorno ai 30 anni, e anche oltre. Ma poi si ritrovano a fare i conti con gravidanza che falliscono o non arrivano”. E ancora, aggiunge la Graziottin, le giovani donne che arrivano a 30 anni con un tentativo nabcati di rimanere incinta alle spalle hanno un angoscia crescente di non riuscire più a concepire, perché hanno aspettato troppo prima di decidere di dare alla luce un bambino. E le cose peggiorano se l’età aumenta. Basti pensare che, secondo la Fiog (Federazione italiana di ostetricia e ginecologia), se si prova a restare incinta intorno ai 35 anni, l’ansia e la paura di essere sterili colpisce 8 donne su 10.
I dati del convegno confermano che il ricorso alla Pma aumenta di anno in anno. Si stima che in Italia, entro il 2011, un bambino su cento sia nato grazie alla procreazione medicalmente assistita. Ma questo fenomeno, commentano gli esperti, ha anche un altro risvolto. La distribuzione delle anomalie cromosomiche legate all’età è infatti significativamente maggiore proprio in questa fascia d’età, e può raggiungere quasi il 60% nelle donne con più di 42 anni. Uno studio del Sismer (Società italiana di studio sulla medicina della riproduzione) ha utilizzato i prodotti di scarto espulsi dagli ovociti durante la maturazione, per mostrare l’entità delle anomalie cromosomiche, dimostrando che sono più frequenti nelle donne in età avanzata. “Alcune cause di infertilità come l’endometriosi o la presenza di una scarsa risposta ovarica – spiega Luca Gianaroli, coordinatore dello studio – aumentano l’incidenza di tali anomalie e hanno un effetto negativo sulla qualità degli ovociti”.