Scriviamo a caldo, maggiori elementi li avremo nei prossimi giorni. Perfino la sorte di Assad e famiglia è un mistero: chi dice che siano morti, chi che siano fuggiti a Teheran, chi a Mosca.
Vedremo: per ora i governi iraniano e russo hanno usato parole pesanti contro il presidente siriano per giustificare in qualche modo il loro voltafaccia.
Senza combattere
Poche sono le cose evidenti, la prima delle quali è che le truppe ribelli hanno preso la Siria in pochissimi giorni senza praticamente combattere mai.
Perché sia stato deciso a tavolino, e in cambio di che, l’abbandono di Damasco, lo dobbiamo ancora definire, ma che si sia trattato di un tradimento concordato lo vedrebbe anche un cieco.
Non ci sono state reazioni, è sembrata la riedizione della corsa dei talebani su Kabul, dopo che gli Usa avevano accordato loro il cambio di regime in Afghanistan.
In che condizioni versa la Siria?
È spartita tra i curdi che controllano i pozzi per conto degli americani e le milizie definite jihadiste che controllano la maggioranza del territorio in una proiezione neo-ottomana voluta da Ankara. Poi gli israeliani si sono assicurati il Golan e hanno lasciato che si “bonificassero” le parti di territorio che dovrebbero rientrare nel disegno della “Grande Israele”. Ai russi, per ora, resta la base di Tartus. Gliela toglieranno? Vista la funzione che la Russia sta esercitando in Libia in combutta con la Turchia – e dietro indicazione americana – è lecito definire la cosa tutt’altro che scontata.
Rammento che all’inizio del conflitto prevedemmo questo disegno. Ci fu ribattuto che la Siria, nazione antica, non sarebbe stata smembrata perché i siriani si sentono siriani. Quando con l’intervento russo, ma soprattutto iraniano e libanese, Damasco rovesciò la situazione insurrezionale non riuscì però a impedire la spartizione di fatto, con truppe straniere sul suo territorio allegramente unite e contrapposte in modo altalenante e, benché formalmente fosse tutto in Siria, le principali fonti energetiche erano state staccate dalla capitale ed appartenevano ormai agli invasori.
Rammento ancora che Lavrov, il ministro degli esteri russo, nel 2018 rivelò che i comandi militari russo e americano si sentivano quotidianamente per coordinare le azioni sul campo.
Non ho mai dimenticato che, per spiegare la ragione per la quale Tel Aviv si è rifiutata di armare Kiev, di fornirle programmi strategici e di applicare sanzioni alla Russia, nell’autunno 2022 il viceministro israeliano della Difesa spiegò: “la Russia è il principale alleato strategico di Israele in Siria e protegge le sue truppe dagli Hezbollah”.
Il crollo dell’ultimo regime socialnazionale e laico del Medio Oriente è comunque un dramma
Lo è per ogni tipo di ragioni, tra le quali la minaccia jihadista dei tagliagole che, almeno all’inizio del conflitto, erano predominanti tra gli insorti. Anche se oggi è più complesso perché ci troviamo in presenza di una nuova area “destabilizzata”, ovverosia in mano a bande di criminali e di trafficanti diverse tra di loro, anche nei costumi.
L’impressione che questo stia sfuggendo di mano alle dirigenze strategiche mondiali ci sta tutta, ma è sbagliata. Lo sfascio mentale e psicologico delle masse e il caos istituzionale non sono la prova di una debolezza sistemica ma di una sua forza, specie oggi che ci troviamo in pieno reset e che i lacci istituzionali ingombrano.
Il reset nell’area
prevede la distruzione di quanto ci sia ancora di laico, di ogni relazione positiva per l’Europa, che dev’essere contenuta e ricattata. Lo dicono i fatti ma anche le proposte operative degli americani e le loro dottrine. Con corollario assolutamente identico da parte dei russi che non ne fanno mistero.
Comunque i rapaci si distribuiscano la Siria, sarà a quella logica che essa risponderà, così come è accaduto in Iraq e in Libia. Ogni player locale vuole danneggiarci quando non ci odia addirittura: dall’imperialismo neo-ottomano a quello russo, dal fondamentalismo iraniano a quello wahhabita, dagli interessi americani a quelli israeliani.
Vedremo. Resta però una domanda importante alla quale rispondere: perché è stato possibile il rovesciamento della Siria proprio adesso e perché in modo così rapido?
C’è la tentazione comune di legarlo alla guerra in Ucraìna. Per quanto tutto sia interrelato, la mia valutazione è un’altra.
Stiamo parlando di reset
Dal 2019 Israele è diventato esportatore di gas e si è tramutato in potenza energetica. Dal 2020 sono stati presi gli accordi con le varie petromonarchie che hanno prodotto anche le alleanze militari nella MEAD, la contraerea che difende lo Stato ebraico con partecipazione di diversi Stati arabi. La guerra tra sauditi ed iraniani si è spenta e si sono intraprese trattative, il tutto mentre l’Egitto smantellava la sua parte di Gaza.
Le azioni israeliane di guerra degli ultimi quattordici mesi hanno così goduto del sostegno pressoché unitario di tutti i governi arabi. Intanto, da quest’estate, abbiamo assistito a manovre dal sapore golpista per realizzare cambi (con “incidenti” e assassinii) all’interno dei vertici iraniani.
L’impressione che Teheran si sia accordata guardando al futuro e abbia abbandonato la Siria c’è. È la stessa Teheran che di fatto nel suo comunicato ufficiale lo conferma con il pretesto che Assad non avrebbe fatto nulla per rispondere all’attacco israeliano sul Libano!
Che abbiano la faccia come il culo lo sapevamo.
Siamo abituati alle buffonate
di quelli che s’insultano tra di loro ma massacrano chi si trova in mezzo. In quarantacinque anni la sola cosa decente fatta dagli iraniani è stata di salvaguardare insieme ai propri interessi la Siria e il Libano. Per il resto hanno soltanto minato le cause nazionali, a cominciare da quella palestinese, hanno attaccato nazioni come l’Iraq che avevano un rapporto perfetto con noi. Lo hanno fatto armati da americani e israeliani, come comprovato nel processo del famoso “Irangate”(1), hanno sobillato guerre civili religiose per strumentalizzare gli sciiti ai propri interessi, contribuendo così alla nascita eguale e contraria del salafismo.
Non nutrivamo alcuna illusione etica nei loro confronti: che non abbandonassero la Siria era dovuto a fattori d’interesse primario che, evidentemente – forse a torto – non ritengono più tali.
L’abbandono russo non è stupefacente. Non soltanto perché hanno sempre abbandonato i popoli in quell’area, con l’unica eccezione degli israeliani che debbono proprio alla macchina bellica russa la vittoria nella guerra con cui edificarono il proprio Stato, ma perché era interesse iraniano tenere in piedi gli alauiti, mentre lì a Mosca interessa solo Tartus.
So che c’è scarsa attenzione e poca memoria, ma Assad era rimasto in sella per volontà politica di Teheran perché una volta Lavrov e una volta Putin si erano detti disposti a facilitare un cambio di governo a Damasco. A lasciare di colpo è stata soprattutto Teheran.
In cambio di cosa, lo scopriremo.
(1) L’Irangate fu uno scandalo in Usa del 1985-86 da cui emerse ilm sostegno militare nascosto degli americani e degli israeliani a Teheran per combattere l’Iraq.