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La trappola di Kiev

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Nervi saldi per uscirne

C’è un silenzio assordante attorno a quanto succede in questi giorni a Kiev, proprio in quegli ambiti dove sarebbe necessario, invece, che ci fosse un’analisi ed anche un livello di partecipazione maggiore. A Kiev , in Europa, si muore , ed a morire sono soprattutto giovani nazionalisti ucraini.

Il fatto, chiaro a tutti, che sia in atto la strumentalizzazione di alcune ragioni della rivolta ( in particolare la molto propagandata voglia di Unione con l’Europa delle folle di Kiev) da parte “occidentalista” ed in particolare dell’amministrazione Usa , non puo’ giustificare, in alcun modo, una presa di distanza dalle ragioni sacrosante del popolo ucraino.

Non vorremmo, che a parti invertite, si assumesse in certi ambienti lo stesso atteggiamento che manifestarono i partiti comunisti europei a fronte dell’insurrezione praghese del 1968, quando si ventilo’ l’ipotesi, magari anche in parte veritiera, che dietro la rivolta ci fossero gli Usa , la Nato, e come si usava dire allora i “circoli reazionari”. E quindi, nessuna solidarieta’ fu espressa dai comunisti verso un popolo che moriva sotto i carri armati russi, se non con qualche lodevole eccezione.

Ora che Dubcek e la leadership della “primavera di Praga” fossero legati ad influenze occidentali, puo’ essere, ma le ragioni della rivolta popolare dell’allora Cecoslovacchia erano giuste o no nelle loro premesse?

Erano o no, sacrosante istanze di liberta’ e di indipendenza dalla tirannia sovietica ?

Ed oggi,se un popolo che ha sofferto storicamente l’oppressione straniera riscopre un sentimento nazionale e patriottico contro un Governo corrotto e legato a doppio filo con la Russia , ieri comunista, oggi revanscista è per questo da condannare o addirittura da bacchettare ,perche’ le sue azioni non rientrano nei “canoni geopolitici” che si auspicano da piu’ parti?

Il problema è che , come sempre, i fenomeni storici contengono al loro interno diverse contraddizioni, spinte diverse, in qualche fase concomitanti e parallele, ed in altre fasi divergenti e che spiegare il tutto come la longa manus di qualche entita’ manovriera, puo’ essere consolante, ma rischia di far perdere il quadro d’insieme.

E’ ovvio, quindi, che a Kiev si assiste allo scontro tra un Governo filo-russo (impresentabile sotto diversi aspetti) e l’ attivita’ destabilizzatrice in primis degli Usa , e con qualche distinguo dell’Unione europea, ed è altrettanto vero che in questa fase i media occidentali stanno presentando gli insorti sotto la luce di combattenti europeisti convinti, ma se i neonazionalisti ucraini dovessero prevalere nello schieramento di opposizione a Yanukovic, sarebbe ancora cosi’ ?

La rivolta ucraina è davvero scaturita dalla voglia di adesione all’Unione Europea, come vogliono farci credere, oppure ci sono ragioni storiche piu’ profonde?

E ancora, siamo sicuri che se i nazionalisti ucraini prevalessero , l’Ucraina aderirebbe il giorno dopo all’Unione europea?

Se Dughin ed altri “eurasiatisti”anche di casa nostra tendono a liquidare la rivolta ucraina ,come espressione di un elementare odio-antirusso, è facile osservare che nella storia ucraina , anche recente, di ragioni per nutrire tale sentimento, ce ne sono a bizzeffe e non sara’ di certo la geopolitica a cancellarle con un colpo di bacchetta magica. Le rivolte o le rivoluzioni, di solito, scoppiano motu proprio e per motivi sostanziali ,poi, naturaliter, c’è chi cerca di indirizzarne o manipolarne gli esiti.

Il problema interpretativo sorge se, invece, si riduce la geopolitica ad un’ideologia, sostituendola al comunismo di ieri mediante una presunta e tutta da dimostrare funzione” imperiale” della Russia putiniana di oggi, vista come naturale contraltare al predominio USA:allora si entra in un altro equivoco, di chi pretende di rappresentare i fenomeni storici in maniera deterministica, non dissimile da quello alimentato da certa scolastica marxista.

E non è un caso, infatti, che i dinosauri del marxismo storico, oggi siano tutti schierati con la Russia putiniana, contro la rivolta “fascista “ucraina: quando si dice la nostalgia di qualcosa di forte ….

La capacita’e la lungimiranza politica delle componenti piu’ vitali e creative del neonazionalismo ucraino, sono le sole a poter e dover decidere, in piena autonomia, come indirizzare la lotta per l’indipendenza nazionale, che, ovviamente, auspichiamo in un quadro di alleanze con la Russia e con l’Europa, ristabilendo pero’la propria dignita’ ed autonomia ,in una posizione di parita’ e non come oggi accade, da subalterni.

Tutto sommato quello che dovrebbe fare l’Italia, ma se mai accadesse in futuro, qualcuno direbbe che l’ipotetica rivolta è strumentalizzata dagli Usa e dall’occidente, ergo sarebbe da condannare tout-court.

 

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