Quando Indro Montanelli tesseva le lodi di Corneliu Codreanu e dei suoi legionari
Nelle sue corrispondenze da Bucarest, Montanelli esordisce informando i lettori italiani circa i riflessi che il nuovo corso politico ha prodotti nel settore petrolifero: “Il petrolio romeno era in mano di sette società con capitale anglo-franco-belga-olandese (…) dominate da un ebreo tedesco trasformatosi in cittadino britannico, Otto Stern (…) È la fine dell’onnipotenza dello Stern” (25 luglio). E non solo dello Stern: “Uno dopo l’altro, i pezzi grossi della cricca giudaica prendono il largo. Gli dèi del vecchio Olimpo se ne vanno” (3 agosto).
Ma l’allineamento di Bucarest sulle posizioni italo-tedesche è arrivato troppo tardi e con l’arbitrato di Vienna del 30 agosto la Grande Romania deve restituire agli Ungheresi metà della Transilvania. Montanelli, trasferitosi in Ungheria, assiste al tripudio magiaro nella città di Debrecen: nella vicina puszta di Hortobágy, i butteri “benedicono al Duce e al Führer” (31 agosto).
Nei giorni successivi l’inviato speciale del “Corriere della Sera” è a Budapest, da dove spedisce in Italia un paio di articoli; ma così Montanelli si perde il grande evento della rivoluzione legionaria, che esplode in Romania il 3 settembre, costringendo il re Carol II a partire per l’esilio e portando al potere un governo nazional-legionario presieduto dal generale Ion Antonescu.
Tornato a Bucarest, sul “Corriere” dell’11 ottobre Montanelli rievoca la figura di Corneliu Codreanu, a due anni dalla morte. Esordisce così: “Codreanu era alto un metro e novanta, e aveva spalle in proporzione. Il collo, forte alla base, gli si snelliva in alto e l’attaccatura alla testa era gracile e delicata, quasi da fanciulla. Il viso era ovale e puro, sempre serio, con due rughe sottili fra le sopracciglia le quali erano nere e folte”. Il giornalista sottolinea l’ascetismo del Capitano: “Era sobrio fino all’astinenza. Digiunava il martedì e il venerdì fino alle cinque del pomeriggio (…) Non si curava delle donne. E anche per questo, forse, non si curava dei suoi vestiti”. Ne tratteggia il disinteresse e la generosità: “Non aveva nessuna idea del denaro (…) Sua moglie doveva sottrargli di nascosto il denaro, quando ce n’era, per impedirgli di farne dono ai poveri e agli amici, che erano poveri anch’essi”. Generoso anche con gli animali: in carcere, un cane “prendeva dalle mani del Capitano una