martedì 8 Ottobre 2024

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Nell’era della “postmodernità ” e del “pensiero debole”, inoltrarsi nel mondo dei fenomeni sociali per cercare di comprendere l’intima realtà che li genera è impresa difficile, epica, quasi… mitica.

Nell’era della “postmodernità” e del “pensiero debole”, in una cultura che si espande solo in superficie, inoltrarsi nel mondo dei fenomeni sociali per compararli e cercare di comprendere l’intima realtà che li genera è impresa difficile, epica, quasi… mitica.
Ciononostante Antonio Cioffi, armato della sola evidenza del «riaffiorare nella compagine della nostra sociocultura di prassi comportamentali appartenenti in origine a civiltà che alla loro base ponevano il mito», si è¨ coraggiosamente avventurato nel labirinto della “cultura a mosaico” contemporanea, per individuare nei corridoi e nei vicoli ciechi della comunicazione di massa le tracce di quella che un tempo doveva essere stata una presenza reale, e quindi utilizzarle come mezzo per comprendere la struttura stessa del labirinto e trovarne così¬ il centro e l’abitatore.
Il saggio si articola in due parti: nella prima, di carattere più generale, si prendono in esame le manipolazioni del mito effettuate negli ambiti più diversi della cultura di massa (pubblicità, videomusica ecc.); nella seconda, l’attenzione si focalizza su quel fenomeno di sempre più vaste dimensioni che è¨ il cinema fantasy e horror. è in quest’ultima sede che le “tracce” mitiche di cui sopra si fanno più frequenti e significative, offrendo all’Autore l’occasione per esporre la loro interpretazione e per sottolinearne l’origine comune.
In Mito e realtà, Eliade notava come i mezzi di comunicazione di massa avessero imposto alla società contemporanea immagini e comportamenti riferibili a strutture mitiche.
Ma i “miti del mondo moderno” (la “neomitica”, per dirla con Cioffi) non sono semplicemente dei miti tradizionali impoveriti, svuotati, malcompresi e divenuti irriconoscibili: essi sono spesso vere e proprie contraffazioni parodistiche.
Sempre Eliade si chiedeva, al termine di un paragrafo su Guénon: «Chi ci darà l’interpretazione dello stupefacente successo di Rosemary’s baby e di 2001 Odissea nello spazio?»
Facendo piazza pulita degli equivoci alimentati dagli zelatori del cosiddetto genere fantasy e da quanti hanno confuso il “fantastico” con il mitico, Cioffi fornisce un’organica ed esaustiva risposta all’aspettativa di Eliade, poiché, nel contesto di un’indagine programmaticamente rivolta a scoprire la presenza dell’elemento mitico nella cultura di massa nonché la manipolazione cui tale elemento viene sottoposto, egli chiarisce anche il significato e la funzione di quel genere cinematografico che suscitava l’interrogativo del grande storico delle religioni.
Il presente lavoro viene dunque a collocarsi entro la serie di quella saggistica che, inaugurata da Guénon coi libri sul teosofismo e sullo spiritismo, non sempre ha saputo far fronte con la sua critica all’offensiva del neospiritualismo.


Fabio Pini

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