giovedì 12 Dicembre 2024

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Così Trump ad est vuol fare implodere l’Europa

Uno degli obiettivi principali dell’amministrazione di Donald Trump è la conquista del mercato europeo dell’energia a detrimento della Russia, che sino ad oggi è il primo, più importante e storico rifornitore di gas naturale per i paesi del Vecchio continente. Gli sforzi della Casa bianca si inquadrano nel più ampio contesto della cosiddetta dottrina della dominanza energetica, elaborata con l’ambizione di trasformare Washington in uno dei più grandi esportatori di energia al mondo ed il primo fornitore di gas dell’Unione europea.
Le crescenti attenzioni rivolte ai paesi Visegrad, che si sono rivelati una vera e propria quinta colonna nel cuore dell’Europa che agisce sia in chiave antirussa che antitedesca, e la politica di costante pressione sulla Germania, come nel caso del gasdotto Nord Stream 2, sono le manifestazioni più palesi di questa strategia alla quale, recentemente, è stato aggiunto un altro tassello: un mini piano Marshall per l’Europa centro-orientale.

La Russia nel mirino
Il piano è stato annunciato dal segretario di stato degli Stati Uniti, Mike Pompeo, durante la conferenza sulla sicurezza di Monaco. Il Congresso degli Stati Uniti ha approvato l’apertura di un fondo da un miliardo di dollari, che sarà gestito dall’International Development Finance Corporation, destinato a finanziare progetti di natura infrastruttura nei paesi toccati dall’iniziativa dei tre mari, ossia i baltici, i Visegrad, Romania, Bulgaria, Slovenia, Croazia e Austria.
L’iniziativa dei tre mari sorge per rafforzare il fronte orientale e balcanico dell’Unione europea e della Nato, creando un cordone interconnesso, a livello di infrastrutture, traffico internazionale ed energia, fra mar Baltico, mare Adriatico e mar Nero. Uno degli scopi principali dell’iniziativa è anche la riduzione ulteriore dell’influenza russa nella regione, che continua ad essere esercitata attraverso l’offerta energetica.
Il miliardo di dollari verrà utilizzato per promuovere l’ammodernamento delle reti infrastrutturali dei paesi ex comunisti, intensificandone il grado di interconnessione ed aumentando le loro prospettive di crescita e sviluppo, ma anche per facilitare la loro emancipazione dal gas russo, che resta l’ultimo elemento che ancora permette a Mosca di avere una voce in capitolo nella regione.
Ian Brzezinski, figlio del più celebre stratega Zbigniew, che ha lavorato sia alla formazione dell’iniziativa dei tre mari che all’elaborazione del piano da un miliardo di dollari, ha spiegato che esiste anche una logica di contenimento anticinese, alla luce della crescente esposizione di Pechino in quelle aree una volta occupate dal patto di Varsavia e dalla Iugoslavia.
Altri annunci riguardanti il rinato protagonismo statunitense nell’Europa centro-orientale saranno fatti nel corso del Summit and Business Forum che si terrà a Tallinn, la capitale dell’Estonia, dal 15 al 17 giugno.

Verso la realizzazione dell’Intermarium
Il rivoluzionario polacco Józef Piłsudski è passato alla storia per aver teorizzato l’Intermarium (Międzymorze), ossia un’unione fra Polonia, Bielorussia, Ucraina e Lituania, che avrebbe dovuto riesumare l’antica confederazione polacco-lituana e proteggere i popoli dei quattro paesi dall’aggressività dei vicini tedesco e russo.
L’idea dell’Intermarium non è mai caduta nel dimenticatoio, e fu anzi ripresa dei sovietici per dare un alone di legittimità aggiuntivo al patto di Varsavia, ed è proprio alla base dell’iniziativa dei tre mari, che si richiama apertamente alla visione originale di Piłsudski ed è, infatti, uno dei cavalli di battaglia del partito polacco Diritto e Giustizia. Tramite la rinascita dell’Intermarium, Washington sta tentando di consolidare il fronte orientale della Nato in chiave antirussa, ma anche di proporsi come un’alternativa alla stessa Germania, mentre per Varsavia si tratta dell’occasione storica irripetibile di costruire una sfera d’influenza polacco-centrica capace di proiezioni di potere fino all‘area baltica e all’Ucraina.

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