I 30 mila soldati che partiranno nei prossimi giorni per l’Afghanistan saranno solo una piccola parte del contingente americano in arrivo al fronte. A fianco dei militari statunitensi partiranno infatti anche decine di migliaia di “soldati privati” i dipendenti delle società appaltatrici del Pentagono che forniscono servizi di sicurezza all’esercito e alle ambasciate. Secondo un memorandum del Congressional Research Service nella nuova ondata arriveranno tra i 16 e i 56 mila uomini.
I “contractors” saranno così circa la metà del totale delle forze armate americane. Una cifra enorme, soprattutto alla luce delle polemiche sulle violenze commesse dai dipendenti privati dell’esercito, ma che rappresenta comunque una riduzione rispetto alle percentuali di qualche anno fa. Nell’era Bush i soldati privati a difesa delle postazioni americane erano circa il 62% delle forze armate. Molti di questi sono uomini locali assunti dalle società a contratto con il Pentagono.
La riduzione complessiva nel personale che affianca le truppe è dovuta sia alle accuse sulla conduzione delle operazioni in Iraq e in Afghanistan negli ultimi anni (che hanno portato nei tribunali americani alcuni dipendenti delle società in questione), sia al tentativo di ridurre le spese della guerra per far fronte alle emergenze di bilancio.
Superpotenza dei privati, in mano ai privati, con esercito privato. Speriamo non tocchi anche a noi una fine così: uscire dalla leva di massa è stata una regressione di civiltà che potrà avere conseguenze devastanti.