lunedì 9 Settembre 2024

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altBrasil Maior: il protezionismo per sfuggire alla crisi

Lo scorso 2 agosto è stato inaugurato il pacchetto economico Brasil Maior, un piano nazionalista e protezionista col quale la presidentessa del Brasile, Dilma Rousseff, decreta l’alleanza del suo governo con la classe industriale, di Marco Stella
 Lo scorso 2 agosto è stato inaugurato il pacchetto economico Brasil Maior, un piano nazionalista e protezionista col quale la presidentessa del Brasile, Dilma Rousseff, decreta l’alleanza del suo governo con la classe industriale affinché il mercato interno continui ad esser il motore dello sviluppo economico.
Il pacchetto prevede:  riduzione delle tasse, fortemente richiesta dagli industriali; offerta di un credito pubblico a tassi inferiori per finanziare investimenti e modernizzazioni; ostacolo a certi tipi di importazione in modo da favoraire i fornitori brasiliani a quelli stranieri.
Questa sterzata fortemente nazionalista e protezionista (non uso il termine in senso negativo) è stata motivata dal fatto che gli economisti alla quale la presidentessa si appoggia, Guido Mantega in testa, sono convinti del fatto che con la svalorizzazione del dollaro nei confronti del real, conseguenza della crisi economica in atto dal 2008, le imprese nazionali esportatrici e quelle che concorrono con  i prodotti importati, soffrano per la concorrenza definita sleale.  “Stiamo iniziando una crociata in difesa dell’industria brasiliana contro un mercato internazionale sleale e predatore” ha affermato la Presidentessa mettendo in chiaro quale sia la linea politica del suo governo. Nel discorso d’inaugurazione dell’ambizioso piano ha concluso dicendo: “La nostra economia non è più comandata da fuori, ora siamo signori del nostro destino.”
Al fatto storico sono seguiti i più diversi commenti: da chi, ormai dipendente dal capitalismo esterofilo, ha letto nelle parole della presidentessa una sorta di Chavismo e un prannunciato “pericolo rosso” a chi ha visto in questa decisione una manovra retrograda e protezionista di un governo che vuole a tutti i costi l’appoggio di una “corporazione” industriale scavalcando i sindacati. Fatto sta che l’ideologia che ha animato tale decisione è da me condivisibilissima. Ripeto, l’ideologia. In quanto ai metodi si dovrà vedere un po’ visto che parliamo di un paese fortemenze vizioso dove l’ultima esperienza protezionistica – quella del periodo rivoluzionario 1964-1985- non è stata molto positiva per non aver stimolato sufficientemente la competitività e la modernizzazione. Reputo comunque positiva l’idea che sta alle spalle di questa scelta: in momento di crisi economica internazionale  stimolare meccanismi che sappiano difendere il prodotto ed il lavoratore nazionale. (principio che purtroppo da noi – in Italia- non è tenuto in considerazione). Dopo la mia approvazione a questa linea di pensiero vanno però analizzati i rapporti Italia-Brasile, che in qualità di Italiano e di collaboratore giornalistico sono tenuto a considerare.
Questa scelta protezionistica colpisce direttamente chi, approfittando della crisi economica, immette nel mercato brasiliano i suoi prodotti riuscendo a vendere abbastanza bene facendo inoltre leva sul fatto che per l’innata esterofilia di molti brasiliani tendenzialmente è preferibile acquistare un prodotto straniero considerato migliore. Dunque questa sterzata nazionalista non è positiva per chi vive di export verso il Brasile. Per la stessa ragione potranno fare affari gli imprenditori italiani che hanno intenzione di avviare attività nel grande paese sudamericano. Altro lato positivo della questione è il fatto che per stimolare la produzione nazionale, come è negli interessi della nuova linea economico-politica del Governo Brasiliano, ci sarà bisogno di una vastissima mano d’opera specializzata, attualmente carente in Brasile, aprendo così la possibilità a molti giovani che nei saturi mercati europei non riescono a trovare sbocchi. Il progetto di un Brasile più Grande (parafrasando il nome del progetto appena inaugurato) seppur stimolato dall’ideale nazionalista (brasiliano) potrebbe aprire molte porte a intraprendenti italiani che vogliano reinventarsi in un paese che probabilmente sarà tra i più promettenti del mondo occidentale. Dunque due lance spezzate a favore della Presidentessa…una per la linea ideologica e l’altra per le invitanti prospettive.

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