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Lesbo cambierà nome

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Miracoli del liberalismo: le isole greche saranno del Qatar

 

Uno degli uomini più ricchi del pianeta ha affondato le mani nelle sue capienti tasche e ha comprato un pezzo della terra più povera dell’Eurozona. Sei splendide isole greche adagiate nel Mar Ionio – le Echinadi – sono entrate a far parte del patrimonio della famiglia reale del Qatar. Dopo la Costa Smeralda, Hamad bin Khalifa Al Thani, ha conquistato un altro pezzo di paradiso, schierando in campo otto milioni e mezzo di euro per sei idilliaci scogli frastagliati.
Secondo la ricostruzione avanzata dal quotidiano britannico The Guardian, l’accordo è stato finalizzato dopo 18 mesi di trattative e trafile burocratiche: «La Grecia è un paese dove le leggi devono essere rispettate da tutti», ha spiegato Ioannis Kassianos, sindaco greco-americano di Itaca: «Anche se compri un’isola. Anche se sei l’emiro del Qatar».
LE ISOLE – Le isole oggetto della transazione si trovano all’ingresso del Golfo di Corinto, 20 miglia da Skorpios, l’isola di proprietà della famiglia Onassis, sulla quale pure aveva messo gli occhi l’Emiro. Ma le trattative sono naufragate di fronte al rifiuto dell’ereditiera di Aris Onassis, la nipote Athina, di scendere sotto i 200milioni di euro richiesti.
PARADISO – Come per la costa Smeralda, anche nelle acque dello Ionio lo sceicco Al Thani aveva fatto un sopralluogo con il suo yacht privato, quattro anni fa, e si era innamorato della bellezza selvaggia dei luoghi, spiagge di sabbia, acque turchine e ulivi, a poche bracciate da Itaca, la mitica patria di Ulisse e da Cefalonia. Le prime manifestazioni d’interesse, un anno fa. Oggi si è chiuso l’accordo. La famiglia greca-australiana Stamoulis, proprietaria dell’isola di Oxia, 500 ettari, che aveva chiesto inizialmente sette milioni di euro, alla fine ha accettato la proposta sotto i cinque milioni di euro. Le altre cinque isole – in vendita da 40 anni – erano proprietà della famiglia di Denis Grivas. Che si è detto «felicissimo» di essersene liberato. «Non ce la facevamo più a far fronte alle tasse», ha detto.
GLI INVESTIMENTI – Le proprietà dello sceicco si estendono da New York a Pechino, dai grandi magazzini Harrods di Londra alla squadra Psg di Parigi. Il Qatar ha anche investito in Nord Africa, tra costa libica e Marocco, dove ha stanziato fondi per sviluppare progetti infrastrutturali e turistici. Tra gli investimenti più recenti, c’è anche un resort di lusso in Montenegro. Nello Ionio, nonostante la speranza del sindaco Kassianos, che vedrebbe con favore lo sviluppo di un resort turistico, il 56enne sceicco starebbe progettando un privatissimo buen retiro per sè, le sue tre mogli, i 24 figli e tutti gli ospiti di cui amano circondarsi. Gli architetti sono già in loco, ma sembrano destinati a scontrarsi con la realtà locale. «C’è una stupida legge per cui qui da noi è tutto al contrario», ha raccontato ancora Kassianos. «La legge dice che, non importa quanta terra tu possieda, non puoi costruire una casa che sia oltre i 250 metri quadrati. Ma l’emiro sostiene che il suo bagno è di 250 metri quadrati e la cucina da sola ne conta 1000…».
FIDUCIA – Comunque vada, per il premier greco Antonis Samaras si tratta di un primo passo per recuperare la fiducia internazionale ed esibire il più ingente investimento privato nel Paese dall’inizio della crisi del debito.

 

 

Grande Germania

Una vera e propria lezione di stile

corrieredellosport.it

Porte aperte, lo dice anche lo Stoccarda, l’ha chiesto ufficialmente all’Uefa. Clamoroso! Porte aperte all’Olimpico, è la protesta della Lazio, è la richiesta del club tedesco. Porte aperte nel match di ritorno degli ottavi di finale di Europa League, al coro si sono uniti gli avversari dei biancocelesti, sono diventati alleati nella battaglia contro l’Uefa. Il comportamento va elogiato. Certo, i tedeschi difendono i loro interessi, erano tanti i tifosi pronti a seguirli in Italia, si sono mossi per proteggerli. Giocare il ritorno in trasferta, a porte aperte, eliminerebbe un vantaggio per loro, ma questo pensiero non li ha condizionati.
LA LETTERA – Lo Stoccarda non ci sta, fin da subito non ha gradito la sanzione, ha penalizzato anche i suoi supporter. Il club si è attivato concretamente la settimana scorsa, ha scritto una lettera all’Uefa per ottenere la revoca del provvedimento. Ieri, un portavoce dello società, ha confermato l’iniziativa, successivamente è stata precisata alla stampa dal presidente Gerd Mauser: «Venerdì 1 marzo ci siamo rivolti per iscritto alla Uefa – ha dichiarato ieri il massimo dirigente tedesco – abbiamo chiesto di riflettere ancora una volta sulla decisione e di concedere ai nostri tifosi l’ingresso nello stadio Olimpico» . La lettera è stata controfirmata da Ulrich Ruf, membro del Consiglio direttivo e tesoriere del club. Il presidente Mauser ha sottolineato, con palese rammarico, di non avere ancora ricevuto fino a ieri alcuna risposta dai responsabili della magistratura calcistica di Nyon. Lo Stoccarda aveva messo in moto il suo Reise-Center per organizzare la tifoseria al seguito della squadra il 14 marzo a Roma. Il settore dipende dal consigliere Ulrich Ruf, il quale non a caso ha l’hobby dei viaggi. Erano stati predisposti tre Lo Stoccarda alleato dei biancocelesti Il club difende i suoi tifosi, in tanti hanno acquistato i biglietti“pacchetti turistici” per tutte le tasche, ma molti pensavano di andare a Roma per conto proprio o in comitiva con voli charter e pullman. Il malcontento della tifoseria è stato sottolineato dal direttore sportivo Fredi Bobic. Più di duemila tifosi avevano accompagnato la squadra del cuore nella vittoriosa trasferta in Belgio contro il Genk.

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