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Lettera aperta a Aleksandr Dugin

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Professor Dugin,

il suo invito così simile a quello di Elja Ehenburg alle truppe d’invasione a Berlino nel 1945 contro i miei  e  i suoi – fratelli ucraìni non è stato assolutamente una bella cosa.
Che però Lei sia stato colpito alle spalle, diciamo da fuoco amico, con la perdita della cattedra universitaria a Mosca non è bello neppur questo e me ne dolgo.

Lei è vittima del suo entusiasmo eccessivo. Ma, come ha potuto notare, non c’è alcuno scontro di civiltà in atto. Siamo di fronte a una realpolitik con tutti i risvolti del caso, tra cui gli accordi di Mosca con Israele con la Cina e, a quanto annunciato, molto presto anche con l’Arabia Saudita.
La stessa politica energetica di oggi ricorda molto le logiche di Yalta.
Il futuro dei nostri popoli, se lo avranno un futuro, è oltre questa politica ed è nel rispetto reciproco e nella collaborazione.
Europa più Russia è possibile, ma per questo deve esserci una forte e rivoluzionata Europa e si deve abbandonare ogni logica imperialistica, perché l’Impero è un’altra cosa.

Quali che siano – e ci sono indubbiamente – le manovre nemiche in Rus-Ucraìna, non si può risolvere il tutto come l’effetto di un complotto nemico, così come non è soltanto il frutto di una cinica spartizione. Esiste, di base, la fierezza di un popolo europeo, quello Rus-ucraìno, che non può essere trattato con il disprezzo stalinista come troppo spesso è accaduto.
Sono fiducioso nel fatto che chi ha reagito con fierezza e oggi vi è nemico sarà  un giorno il migliore interlocutore  di Mosca per un’azione positiva per tutti. Che non potrà essere la sottomissione a una potenza, che neppure è più una superpotenza, ma l’alleanza tra soggetti liberi e degni.
La storia è zeppa di questi esempi.

Non è detto che a Maidan sia morta la cooperazione tra Russi ed Europei. Forse sono saltate le contraddizioni che dovevano saltare.

Peraltro non c’è né ci sarà mai cooperazione tra soggetti che non si rispettino e che non sappiano farsi rispettare.
So per certo che Lei disprezza i lacché e so che comprende perfettamente quello che Le dico.
Al di là dell’eccitazione e della propaganda, la nostra fierezza europea è centrale perché il mondo cambi. Ci sono motivi d’auspicio.

Le auguro di recuperare la Sua cattedra. 

Gabriele Adinolfi 

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