Una festa. Dalle 9 alle 14 di venerdì 7 nell’imponente piazza Esedra un via vai continuo di giovanissimi, di giovani e anche di meno giovani ha animato la manifestazione del Blocco Studentesco a Roma. Più di duemila persone sono state costantemente presenti, a queste si aggiunge un via vai difficilmente quantificabile che porta il totale dei partecipanti probabilmente al di sopra delle tremila unità.
A debita distanza la concentrazione nazionale degli antifa, di quelli che hanno un solo obiettivo nella vita: implorare la repressione e provare a far togliere i diritti a chi non la pensa come loro.
Erano venuti da varie città dopo una convocazione continua, ossessiva e assillante ma con scarsi risultati: non erano forse nemmeno cinquecento.
La piazza SS.Apostoli è piccola; le autorità gliel’avevano destinata prevedendo giustamente un loro scarso successo di mobilitazione. Ma in questo i vigilantes di mammà hanno superato le previsioni tanto che alla fine la stessa piazzetta gli è stata tolta per una buona metà perché le loro sparute truppe dalla maschera truce non intralciassero il traffico pedonale.
In linea con i loro burattinai, i bulletti impuniti hanno cercato di avvelenare l’aria e di offrire così un messaggio che i loro complici nei media – sempre meno numerosi – hanno provato a veicolare: quello di due gruppi contrapposti tenuti a distanza da una polizia guardinga.
Invece, come hanno notato i giornalisti del Manifesto e de Gli Altri presenti alla concentrazione del Blocco Studentesco qui non si respirava alcuna tensione, alcuna ostilità, neppure alcun anticomunismo.
Del resto questi a differenza dei loro negatori, e non solo di essi, non sono mai “anti” ma sempre e solo “per”. Protagonisti più che antagonisti, propositivi e non piagnoni.
Difatti non poteva non notarsi che da una parte c’era chi cerca d’impedire a dei giovani di pensare, di manifestare, di esprimersi; dall’altra invece chi canta, sorride, sogna, propone e soprattutto vive.
Da una parte c’erano quelli che vorrebbero annientare chi – a loro giudizio – non ha il diritto di vivere (e che non esitano a pugnalare quando capita), dall’altra c’era chi non li pensa proprio e se ne frega di queste meschinità.
Da una parte c’erano quelli cresciuti a furia di “signora maestra Pierino è stato cattivo”. E che si lamentano perché “Pierino è evidentemente protetto dal preside” anche se il preside ha appena firmato, in modo invero annoiato, il loro proclama contro Pierino.
Dall’altra Pierino scherza, gioca a pallone, suona la chitarra e va a spasso con le ragazze.
Lo hanno notato tutti i presenti ed anche i giornalisti. Tra questi a bun uso c’era una provocatrice, una collaboratrice di Santoro, che ha cercato in tutti i modi di creare incidenti. Sapendo come si fa, in virtù di un’evidente buona istruzione da agit-prop, ha provato ad inventare – e mandare quindi in onda – di sana pianta climi tesi, giocando all’isterica, andando in escandescenze in ogni circostanza, cercando di chiamare a testimoni gli astanti del clima in cui era “costretta” a operare. Non ha avuto fortuna: si è ritrovata isolata dai suoi stessi colleghi che di fronte a tanta sfrontata simulazione scuotevano la testa. Fino al colpo di scena che dubitiamo vada in onda su Anno Zero aut similia
Uno studente di sinistra, presente come svariati altri alla festa del Blocco, con un Che Guevara impresso sulla maglietta le ha improvisamente chiesto: “ma perché mai io posso essere comunista e loro non possono essere fascisti?”
“Perché – ha ribadito la provocatrice – qui si respira un clima di violenza”.
“Macché! Io con questa maglietta posso tranquillamente girare in questa piazza durante la loro manifestazione; chi portasse una maglietta del Blocco nell’altra verrebbe sicuramente aggredito”.
Sorrisi dei giornalisti delle altre testate e smorfia della provocatrice mancata cui non resta che montare un pezzo di assoluta fantasia per provare a intorbidire le acque, sempre che i suoi non le suggeriscano nel frattempo di lasciar perdere.
Come a suggello dell’affermazione dello studente di sinistra, quando la gente sfilava allegra via dalla piazza e contenta per la festa di libertà e di gioventù, un gruppo di antifa nascostosi in un fast food ha provato ad aggredire due manifestanti isolati ma al momento di giungere al contatto, avendo una superiorità di solo cinque a uno, ha perso coraggio ed ha effettuato un gloriosissimo dietro-front.
La ciliegina sulla torta di un flop globale, già annunciato del resto alla vigilia dal serrate trasversale di politici, intellettuali, artisti, a favore della libertà contro l’oscurantismo paleolitico delle vestali dell’odio e dell’invidia.
Un flop da una parte ed un successo dall’altra. Inaccettabile per alcuni.
A dire il vero a cercare di metterci una pezza, a provare a stravolgere la verità, a sobillare e a calunniare non sono rimasti in molti. L’ultima carta l’hanno giocata i dipietrini chiedendo ovviamente divieti e incriminazioni per delitti di pensiero. Questi maniaci di Lynch sembrano l’ultimo sostegno rimasto ai facinorosi assetati di sangue. A unirli è un disagio spirituale e mentale che si esprime nella richiesta ossessiva del male altrui. Biliosi e inaciditi, questi però provocano dei magnetismi negativi, tanto che da quando si sono autodefiniti “popolo viola” la Fiorentina che fino ad allora andava con il vento in poppa è finita in un baratro. La gente incattivita e impotente porta jella.
Con la vittoria morale ed esistenziale del Blocco Studentesco la contrapposizione che gli antifa rossoviolacei volevano generare è però andata comunque a ramengo. Resta soltanto in piedi quella che esiste tra le patologie di questi ultimi e l’operato degli psichiatri e degli psicanalisti che dovranno occuparsi di loro.
Non sappiamo se la giovinezza andrà davvero al potere ma sappiamo di certo dove si respira aria giovane e dove invece c’è lezzo di decomposizione e necessità di efficaci terapie sanitarie che ci auguriamo abbiano effetto perché questi infelici non li odiamo e ci piacerebbe vederli nuovamente risvegliati alla vita e alla primavera.