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L’Infezione Psicanalista

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Il titolo è ripreso da uno scritto di Evola apparso su “IL Conciliatore” nel novembre del 1970 e lo abbiamo adottato in quanto riteniamo il termine “infezione” sicuramente come il più adatto a definire questo fenomeno dilagante e devastante introdotto a fine 800’ da Sigmund Freud.

Come tutte le idee e le correnti che fungono da capisaldo del mondo moderno, la psicanalisi ha un forte contenuto antitradizionale, non tanto nelle premesse, quanto nelle conseguenze che da esse si vogliono trarre e soprattutto nelle smodate ed inadeguate applicazioni che di esse si vogliono fare.

Infatti, la psicanalisi, sin dalla sua apparizione, ha subito perso i connotati di disciplina strettamente specializzata, applicata alla casuologia clinica delle nevrosi e delle turbe mentali, per cui presenta anche una certa valenza, per assurgere ad una precisa concezione dell’uomo con l’invasione in campi che con la medicina e la psicoterapia non hanno nulla a che vedere.


Lo sconfinamento è stato tale da determinare una distorta definizione della sfera spirituale dell’uomo ed addirittura la pretesa di essere un paradigma comportamentale in fenomeni sociali, culturali, morali ed “ovviamente” politici.


Prima di passare a contestare le teorie di Freud e dei suoi discepoli, più o meno ortodossi, è necessario fare una premessa: la scoperta dell’”inconscio” non è certo attribuibile al medico viennese, poiché antiche dottrine tradizionali, lo yoga in particolare, avevano ben presente come il subconscio, come è più appropriato definirlo, avesse ampie e profonde dimensioni.


La caratteristica fondamentale del freudismo sta nell’attribuire all’inconscio la forza motrice principale della psiche, in termini meccanici e deterministici: gli impulsi, gli istinti, i complessi del sottosuolo psichico avrebbero una carica “fatale” destinata a scaricarsi all’esterno; se ciò non accade, se sono repressi, avvelenano la vita dell’uomo, lo nevrotizzano, ovvero giocano l’Io cosciente soddisfacendosi malgrado tutto, in forma mascherata. Tronco fondamentale dell’inconscio sarebbe la libido, ovvero l’impulso al piacere avente la sua manifestazione precipua in quello sessuale.


Entrando nello specifico della critica, da un’ottica tradizionale il disconoscimento della presenza e del potere di qualsiasi centro spirituale, insomma dell’Io in quanto tale, è un elemento di gravissima degenerazione, è un inversione di fatto delle gerarchie esistenti per cui il così detto “Super-Io” diviene il padrone di tutte le situazioni dell’io cosciente, ridotto ad un fantoccio in balia delle inibizioni, dei tabù e dei complessi, frutto di repressione degli istinti sessuali.


Evola metteva in evidenza che il termine “repressione”, slogan dei movimenti contestari degli anni 60-70 (periodo in cui è stato scritto l’articolo a cui si è fatto riferimento), viene proprio dalla psicanalisi, in relazioni a fenomeni paralleli, ad un’emergenza dal basso.


Infatti la “terapia”, per non dire la morale della psicanalisi consiste nell’abolizione della repressione esercitata dalla parte cosciente della psiche su quella istintuale, nel riconoscimento e nell’accettazione delle istanze dell’inconscio.


Questo in termini di etica tradizionale equivale ad una vera e propria capitolazione!


Quello che deve essere considerato come il primo passo necessario per conseguire un ascesi personale, viene invece presentato come un male da curare, un’aspirazione da estirpare.


Un altro punto importante da sottolineare è l’identificazione dell’ “ inconscio” con i bassifondi della psiche, ossia gli impulsi irrazionali, libido, torbidi complessi ed anche l’impulso alla distruzione. Ebbene, una teoria completa dell’essere umano nell’ampliare gli orizzonti interiori non riduce a questo fondo torbido, demonico e subpersonale, tutto ciò che cade al di fuori della zona della coscienza ordin

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