Franco Cardini, ed. Il Cerchio, Rimini 2004,
Nel presente volume sono stati riuniti alcuni saggi aventi relazione col tema della genesi della nozione di “Occidente”, una nozione che, avverte l’Autore, è una delle “più infide e scivolose”, tanto più che essa tende a diventare assoluta e metastorica. L’abbondante documentazione raccolta dal noto medievista ci mostra come il concetto di Occidente sia relativamente nuovo, al punto da diventare inscindibile da quello di modernità. “È problematico – scrive Cardini – il sostenere l’esistenza effettiva di un’identità ‘occidentale’, il proporne l’alterità o magari la complementarità rispetto a una ‘orientale’ e magari l’identificare sia pur più o meno imperfettamente il concetto di Europa con quello di Occidente” (p. 8). Eppure, soprattutto nella cosiddetta Europa occidentale si è tentato di far coincidere i due termini, definendoli attraverso il confronto con l’Oriente (ieri comunista, oggi islamico, domani probabilmente cinese).
A questo Occidente, identificato in maniera abusiva e truffaldina con l’Europa, si sono volute attribuire antiche radici, che servissero a nobilitarlo: e sono state trovate nella Grecia antica e nella Cristianità medioevale e moderna. Naturalmente, questa operazione genealogica ha richiesto che venissero sottaciuti o minimizzati tutti quegli eventi storici che, nell’antichità e nel Medioevo e anche in seguito, hanno volta per volta rappresentato una sinergia greco-persiana, o un’alleanza germano-turanica, o un incontro fra Cristianesimo e Islam, o una assunzione del patrimonio imperiale bizantino da parte ottomana. Simultaneamente, il pregiudizio occidentalista ha cercato di oscurare lo scenario politico di tali eventi, che tendeva puntualmente ad assumere più o meno estese dimensioni eurasiatiche.
Per contro, l’”invenzione dell’Occidente” ha comportato che venisse esagerata l’importanza di tutto ciò che può esser presentato come un aspetto dello “scontro di civiltà” all’interno dell’Eurasia e che venissero trasformati in fatti epocali, forniti di significato “mitico” e fondante, episodi di scarso rilievo storico quali Poitiers o Lepanto.
L’”invenzione dell’Occidente”, secondo la diagnosi fatta da Cardini, ha forse il suo momento iniziale allorché papa Pio II elabora la tesi per cui “l’Europa era propriamente la sede – patria e domus – della Cristianità (…) e pertanto si poteva stimare cristiano chiunque fosse ritenuto europeo” (p. 12). E viceversa. Lo schema ideologico tracciato da Enea Silvio Piccolomini mirava in tal modo ad escludere dall’Europa ad usum Delphini quell’impero ottomano che, insediatosi a Costantinopoli, aveva raccolto l’eredità della Roma d’Oriente e costituiva il polo imperiale di un’Europa che il papato voleva invece soggetta a sé.