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L’Italia che Fini non vuole

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Maroni si oppone al mondialismo gianfranchista


“In Francia hanno ipotizzato di togliere la cittadinanza al marito di una donna sorpresa a guidare col niqab. L’avessi fatto io!”. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, in una intervista al magazine del Corriere della Sera, Sette, in edicola giovedì, torna all’attacco sui temi dell’immigrazione, marcando le distanze dal presidente della Camera Gianfranco Fini.
“Perché quella di Sarkozy è una destra moderna e noi della Lega siamo sempre considerati dei buzzurri?”, si sfoga Maroni che sulla proposta dei finiani del Pdl di concedere la cittadinanza agli immigrati dopo cinque anni, dice: “Dieci anni di attesa sono giusti. E la cittadinanza deve essere un premio per l’integrazione, non uno strumento per raggiungerla”.
Riguardo l’introduzione dello ius soli, ossia la concessione della cittadinanza a chi nasce in Italia, il ministro dice ancora: “Io sono per lo ius sanguinis, soprattutto in questo momento storico” e alle critiche della Chiesa e in particolare di Monsignor Marchetto sull’eccessiva asprezza della lega in materia di immigrazione risponde: “tempo fa gli attacchi di Monsignor Marchetto mi dispiacevano, ora mi lasciano indifferente. Sono ideologici”. Sulla rivoluzione federalista, che secondo Fini andrebbe maneggiata con cura, ribatte “il federalismo va realizzato. Punto” e sull’ipotesi che i conflitti tra Berlusconi e Fini rallentino il processo, dice “Bossi è stato chiaro. Se non si fa il federalismo tanti saluti e tutti a casa”.
Sulla lotta alla mafia conclude:”Abbiamo appena inaugurato l’Agenzia per i beni confiscati che sequestra i patrimoni ai malavitosi e li mette a disposizione della comunità, e abbiamo predisposto una White list, una lista degli imprenditori virtuosi da mettere in pole position per gli appalti pubblici, che partirà entro l’estate”.
IMMIGRAZIONE: UE, NEL 2009 CROLLATE IN ITALIA DOMANDE ASILO – Nel 2009 sono crollate le richieste di asilo in Italia: con circa 13.000 domande in meno, l’Italia è il Paese Ue che ha registrato il calo maggiore di rifugiati. E’ quanto comunica Eurostat, l’ufficio di statistica Ue, precisando che per le autorità italiane il calo è dovuto al minor afflusso di immigrati dal sud del Mediterraneo, a partire da maggio 2009. Mentre nella Ue il numero delle richieste di asilo nel 2009 “é rimasto stabile” (261.000 circa), in Italia c’é stato un calo del 130%, dopo il picco registrato del 2008. Le domande sono state in tutto 17.470, dopo le 30.145 del 2008. A chiedere rifugio sono stati soprattutto cittadini di origine eritrea o nigeriana. “Il crollo dei richiedenti asilo in Italia nel 2009 fa seguito al picco di richieste del 2008 (30.145) – spiega Eurostat – e stando alle autorità italiane, una delle ragioni é nel minor numero di immigrati che raggiunge le coste sud dell’Italia a partire da maggio 2009”. Inoltre, fa sapere Eurostat, circa tre quarti delle richieste di rifugio politico in Europa nel 2009 sono state rigettate e solo il 12% ha ottenuto lo status di rifugiato.

Da notare che, comunque, non viene affrontato il problema in sé. Non si tratta di stabilire i tempi per ottenere la cittadinanza ma di chiarire bene. Una cosa sono i diritti, sociali, umani, giuridici e sanitari, un’altra è l’appartenenza a una Nazione. Non si dovrebbe neppur discutere la questione. Perché non solo non c’è motivo di “concedere” nazionalità, ma non esiste motivo sufficiente perché una persona seria “richieda” una nazionalità diversa dalla propria.
Troppa meningite impera con i dogmi dell’internazionalismo.

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