La locandina ricorda quella del film Il gladiatore. Solo che al posto di Russell Crowe, c’è l’imprenditore bolognese Carlo Chionna. L’ inventore dei pantaloni Jeckerson, ora patron del marchio di abbigliamento 9.2 (i milioni di euro ottenuti dalla cessione del vecchio brand) ha deciso di metterci la faccia. Con una campagna in difesa del made in Italy. Esplicita come un pugno in un occhio. Chionna l’Italico compare a tutta pagina sui più grandi quotidiani italiani (e ci rimarrà fino al 12 luglio). Cicatrice sullo zigomo, armatura, spada e calzari. Sotto, per chi non l’avesse capito, aggiunge: “Disposto a tutto. Salverò il made in Italy. Acquistare consapevolmente un prodotto italiano è fondamentale”.
LA CAMPAGNA – Con chi ce l’ha Chionna? “Con i cinesi che ci fanno concorrenza sleale, lavorano 24 ore al giorno, mangiano e dormono nei capannoni. Mentre noi che paghiamo le tasse e facciamo tutto in regola veniamo massacrati se c’è un estintore fuoriposto”. E poi? “E poi ce l’ho con gli imprenditori nostrani, che fanno i fenomeni, parlano tanto di made in Italy e poi delocalizzano all’estero lasciando le imprese italiane nella merda”. Chionna racconta di avere lanciato la campagna choc (costerà due milioni di euro) per chiedere sgravi fiscali per le imprese, come la 9.2, che producono tutto in Italia: “La nostra sede è in via Lemonia, a Bologna. E per i fornitori ci affidiamo solo a ditte italiane, pugliesi, marchigiane. Al 99,9% viene tutto dai confini nazionali”. E infatti, quella di Chionna, è una storia molto italiana.
L’IMPRENDITORE – Nato nel ’67, cresce in zona Murri, dopo la terza media inizia a lavorare. Tre mesi come raccoglitore nei campi. Poi sei mesi da meccanico alla Piaggio. Magazziniere, commesso, a 20 anni diventa rappresentante per Benetton. Nel ’95, suo fratello Alessandro (“una persona geniale”), crea i Jeckerson, pantaloni ideali per il golf, con inserti in pelle, alcantara o tessuto per asciugarsi la mano sporca o umida. Diverranno un marchio di successo. L’azienda salta nel 2003. Inizia un lungo iter giudiziario. Con i soldi ottenuti dopo la cessione, l’imprenditore dà vita alle collezioni 9.2, 9.2 kids e Carlo Chionna. “Fatturiamo 25 milioni di euro. Eravamo arrivati a 33 ma siamo calati per questa crisi maledetta. Per questo chi produce in Italia deve essere incentivato”. E la legge Reguzzoni che permette di adottare l’etichetta made in Italy solo se due fasi (almeno) della lavorazione sono eseguite nello Stivale? “Non basta”. Chionna non accetta compromessi. E dichiara guerra anche ai clienti che pagano “quando vogliono loro. Adesso, i negozianti che vogliono vendere i nostri capi ricevono una lettera di credito e hanno 120 giorni per saldare. Sono stanco di aspettare”.
POLITICA – Vulcanico, aggressivo. Ma non è che Chionna vuole darsi alla politica? “Non fa per me. Io parlo di cose serie, non di pagliacciate. E i politici sono un branco di pagliacci, a destra e a sinistra”. Lui, in realtà, ci aveva già provato, a farsi eleggere in Consiglio comunale. Nel 2009 prese 52 voti nella lista di Alfredo Cazzola. L’anno prossimo si rivà alle urne: “Guardi, o faccio il sindaco oppure non mi interessa più. Bologna si è ridotta a un cencio. Bisogna smantellare tutto e mandare tutti a casa. Sarei un primo cittadino dittatoriale. Sono talmente di destra che sono più socialista dei socialisti”. Dei politici cittadini, ne salva solo due: “Mi piacerebbe coinvolgere Maurizio Cevenini del Pd: è ironico e intelligente. Ma ha un partito che lo tiene a briglia stretta. L’altro è Alfredo Cazzola. Poteva dare una svolta alla città”. Insomma, se la politica (finora) l’ha deluso, Chionna non si arrende. E sogna pure un film con Gabriele Muccino. Il titolo? “Un sindaco mandato dagli dei”. Io sarei il protagonista. “ la storia di un sindaco che sconvolge l’anima della gente”.