Si è svolta giovedì sera a Casa Pound la conferenza su Luciano Lucci Chiarissi e Giano Accame “l’intellighenzia eretica del dopoguerra”.
Spunto della conferenza è la recentissima ristampa per la Settimo Sigillo, del libro di Lucci Chiarissi Esame di coscienza di un fascista scritto nel 1978.
Ha aperto la serata Pietrangelo Buttafuoco con il suo personale ricordo di Accame. Buttafuoco ha messo l’accento sull’influenza che Giano ha avuto sulle migliori intelligenze politiche e su figure quale quella di Beppe Niccolai. Ne ha messo in risalto l’inquieta opera di cerca e la straordinaria capacità di ascolto coniugata con una ferma fedeltà. In Accame, come in Lucci Chiarissi, si riscontra il meglio dello spirito fascista e di quell’universalità che tanti ricercano ma che solo il fascismo ha raggiunto in Italia.
Giorgio Vitangeli ha raccontato pagine di vita vissuta insieme ai due autori militanti e ha rammentato come il loro essere eretici in tutto – ivi compresa la politica interna ed estera – sia la prova di una continuità cristallina con lo spirito fascista mentre era proprio la destra nazionale che ne aveva preso le distanze. Particolari accenti ha posto Vitangeli sugli orientamenti anti-imperialisti dell’Orologio (la rivista fondata e diretta dal 1963 al 1974 da Lucci Chiarissi) e sulla posizione favorevole alla contestazione presa, prima e dopo Valle Giulia, da ambedue. Una scelta coraggiosa che ad Accame costò allora il posto al Borghese.
Romano Vulpitta ha voluto ricordare che tutte le innovazioni provate da Lucci Chiarissi erano sempre, per precisa volontà del medesimo, tracciate nel segno della fedeltà e nella rivendicazione dell’identità fascista. Abbandonata la quale, da parte di coloro che l’hanno liquidata si è perduto ogni orientamento.
Gabriele Adinolfi infine ha messo in luce il ruolo di primo piano che l’Orologio ha avuto nella formazione delle avanguardie politiche italiane ed ha fatto notare come il vagabondare di Giano nel tentativo di farsi ponte per il neofascismo verso quelle sintesi nuove di cui parlava anche Lucci Chiarissi sia sempre stato lucido e concreto.
Il suo riproporre un filo repubblicano e sociale nel tentativo di rigenerazione nazionale lo portò dapprima a Nuova Repubblica e poi a proporre la fondazione di un Socialismo Tricolore come è titolato un suo libro del 1982 in cui al contempo ripercorre le origini ideali e storiche di un socialismo non marxista, negato o trasmesso diverso da quel che fu e propone un sistema di forze sociali e nazionali di varia provenienza.
Ironia della sorte: proprio coloro che derisero Accame si son ritrovati poi a godere della costituzione di quel fronte articolato e trasversale che però, anziché farsi peronista o garibaldino si è espresso in versione superficiale e qualunquista.
Colpa degli uomini che non ne hanno saputo approfittare; di quei fascisti che, per dirla con Massimo Fini, una volta preso il treno della storia, si son fermati al vagone ristorante.
Per Adinolfi però la dinamica non si è conclusa e i nodi verranno al pettine.
Allora saranno non utili ma indispensabili gli insegnamenti e la mentalità di Luciano Lucci Chiarissi e di Giano Accame.