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Fatevi una cultura

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Memoria ed arte alla sfida della censura

Serge Klarsfeld, presidente dell’associazione dei figli e delle figlie degli ebrei deportati di Francia ha dichiarato che pretenderà dal presidente Sarkozy l’annullamento per la cerimonia nazionale in onore di Louis-Ferdinand Céline, l’autore francese contemporaneo che ha giganteggiato nella letteratura e apportato radicali modifiche di linguaggio ma cui non è stato perdonato l’aver scelto la rivoluzione nazionale e non il fronte democratico.
Un caso ancor più grave visto che il dottor Louis-Ferdinand Auguste Destouches – Céline è il nome letterario – curava gratuitamente i poveri e visse sempre sull’orlo della miseria pur di restar fedele all’esempio.
Il cinquantenario della morte di Céline, che ricorre il prossimo 1 luglio, è stato inserito tra le celebrazioni ufficiali da parte dell’Alto comitato, presieduto da Jean Favier. L’Alto comitato stabilisce la lista annuale delle celebrazioni e pubblica una raccolta che quest’anno vede la prefazione di Alain Corbin ed una introduzione ad opera di  Frédéric Mitterrand, nipote del Presidente radical-socialista della V repubblica con un passato a Vichy che frequentava Ernst Jünger, che fioriva la tomba del Maresciallo Pétain, che si oppose alla criminalizzazione del suo Regime e che promosse la fratellanza franco-tedesca invitando i soldati di ambo gli eserciti a ricordare insieme la guerra.
A Céline viene imputata la veemenza di un antisemitismo social-letterario, particolarmente in  Voyage au bout de la nuit e Mort à crédit.
“La Repubblica deve mantenere  i suoi valori:  Frédéric Mitterrand deve rinunciare a lanciare fiori sulla tomba di Céline così come a  François Mitterrand è stato imposto di smettere di fiorire quella di Pétain” conclude il comunicato emanato da Klarsfeld.
A sostegno dei censori si è espresso il sindaco di Parigi  Bertrand Delanoë.
Ma l’unanimità non è stata raggiunta.
Henri Godard, professore emerito della Sorbona e specialista di Céline ha scrtto: “Si dirà: possiamo celebrare Céline? Le obiezioni sono fin troppo evidenti: è stato uomo di un antisemitismo virulento. Ma è anche l’autore di un’opera romanzesca di cui si è comunemente stabilito che, insieme a quella di Proust, domina il romanzo francese del XX secolo”.
Oggi il ministro della cultura dovrà pronunciarsi definitivamente.

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