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Marine non fare la stupidina

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Ascolta papà che sa quel che fa

Marine Le Pen vuole gettare il padre fuori dal partito perché lo accusa di essergli nocivo con le sue “provocazioni”.
Lasciamo stare la gratitudine che, a quanto sembra, non è più di questo mondo. Mondo nel quale non solo Jean-Marie ha messo la maschietta d’oltralpe ma sul quale l’ha lanciata come mangeress di un partito creato dal nulla e affermato con le proprie forze e con le proprie facoltà proprio da papà.
Poi Marine ha ottenuto maggiori risultati, così dicono.

Non è poi così vero: ad esempio non è ancora andata al secondo turno delle presidenziali. Ha certamente aumentato di parecchio le percentuali di elezioni europee, legislative e amministative ma fronte a un aumento esponenziale di astenuti che, come si sa, favorisce sempre le percentuali delle estreme e che in aumenti di voti reali è molto meno significativo di come lo si percepisce.
Se ci si aggiunge il fatto che lei guida un partito d’opposizione nel momento di maggior crisi delle istituzioni i suoi meriti, sicuramente esistenti, non sono così straordinari, che rispetto al padre – che a differenza sua non ebbe il sostegno della stampa femminista e della destra ebraica – si trova in migliori acque, il bilancio va rivisto.
Di strada da fare per poter essere paragonata seriamente al genitore ne ha ancora parecchia.

E sinceramente dal punto di vista strategico e prospettico sembra a dir poco confusa.
Lo comprova l’uso che gli altri fanno dei suoi exploits.

L’establishment francese è in competizione per l’utilizzo strumentale del suo voto al secondo turno. I socialisti continuano a sperare che la sua progressione spacchi la destra e proietti Marine al secondo turno per poter così conservare l’Eliseo altrimenti perduto contro ogni candidato, almeno stante l’intenzione di voto di oggi.

E’ però la destra che al momento sta avendo ragione. Punta sul fatto che il suo elettorato, privo di parole d’ordine significative e riunito soltanto ed esclusivamente in un qualunquismo nostalgico e securitario ritenga che sia utile votare Fn al primo turno per dare un messaggio e poi riversarsi sul voto sarkozista che, di fatto, non si sa bene in cosa si differenzi da quello marinista se non sulla campagna contro l’Euro che, alla fin fine, anziché risultare vincente si sta mostrando penalizzante proprio nella prospettiva marinista.
Le cantonali di fine marzo hanno determinato la duplice sconfitta di Valls (il primo minsitro socialista) e di Marine determinando il trionfo di Sarkozy e la subordinazione dell’elettorato del Front all’Ump dell’ex Presidente francese.
Peggio: hanno registrato una meccanica di vasi comunicanti tra i due partiti.

 

La “provocazione” di Jean-Marie rialza gli steccati e salva, quindi, la coesione del voto e la possibilità di dare un senso alle cose.
Marine però già si vede proiettata a chissà quale carriera e continua a credere che mostrandosi simile agli altri sarà accettata dagli altri. Sicché eccola a indignarsi e a ululare con le iene, presso le quali prima si confonderà e dalle quali verrà infine sbranata. Nulla di nuovo sotto il sole…
La storia dicono che è maestra di vita, ma la gente non la studia mai e pensa sempre di fare eccezione. Con i risultati che non cambiano.

Ma come sperare che Marine possa prendere lezioni dalla storia se non ascolta suo padre che di lezioni gliele può dare ogni istante?  

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