Pian piano scivoliamo nel più becero capitalismo
Negli ultimi due anni, l’1% delle persone più ricche ha accumulato quasi due terzi di tutta la nuova ricchezza creata nel mondo. Così l’ultimo rapporto di Oxfam, pubblicato in concomitanza con l’inizio del World Economic Forum di Davos, in Svizzera. Secondo il rapporto, dal 2020 sono stati creati complessivamente 42 mila miliardi di dollari di nuova ricchezza, di cui 26 mila miliardi, pari al 63%, sono stati accumulati dall’1% degli ultra-ricchi. Il restante 99% della popolazione globale ha raccolto solo 16.000 miliardi di dollari di nuova ricchezza. “Un miliardario ha guadagnato circa 1,7 milioni di dollari per ogni 1 dollaro di nuova ricchezza globale guadagnato da una persona nel 90 percento inferiore”, si legge nel rapporto, secondo cui il ritmo di creazione della ricchezza ha accelerato, dato che l’1% più ricco del mondo ha accumulato circa la metà di tutta la nuova ricchezza negli ultimi 10 anni.
Oxfam: la maggioranza della ricchezza nel mondo in mano all’1%
Il rapporto di Oxfam ha analizzato i dati sulla creazione di ricchezza globale forniti da Credit Suisse, nonché le cifre della Forbes Billionaire’s List e della Forbes Real-Time Billionaire’s List per valutare i cambiamenti nella ricchezza degli ultra-ricchi.
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La ricerca mette in contrasto questa creazione di ricchezza con i rapporti della Banca Mondiale, che nell’ottobre 2022 ha dichiarato che probabilmente non raggiungerà l’obiettivo di porre fine alla povertà estrema entro il 2030, poiché la pandemia di Covid-19 ha rallentato gli sforzi per combattere la povertà.
Gabriela Bucher, direttore esecutivo di Oxfam International, ha chiesto un aumento delle tasse per gli ultra-ricchi, affermando che si tratta di una “precondizione strategica per ridurre la disuguaglianza e rianimare la democrazia. Tassare i super-ricchi e le grandi aziende è la porta d’uscita dalle crisi che si sovrappongono oggi. È ora di demolire il comodo mito secondo cui i tagli alle tasse per i più ricchi fanno sì che la loro ricchezza si riversi in qualche modo su tutti gli altri”.
Le crisi coincidenti in tutto il mondo che si alimentano a vicenda e producono insieme maggiori avversità di quelle che produrrebbero separatamente sono definite “policrisi“. Nelle ultime settimane, ricercatori, economisti e politici hanno suggerito che il mondo sta attualmente affrontando una crisi di questo tipo, poiché le pressioni derivanti dalla crisi del costo della vita, dal cambiamento climatico e da altre pressioni si stanno scontrando.
La ricchezza in Italia
Secondo Oxfam Italia, tra il 2020 e il 2021 cresce la concentrazione della ricchezza in Italia. La quota detenuta dal 10% più ricco degli italiani (6 volte quanto posseduto alla metà più povera della popolazione) è aumentata dell’1,3% su base annua a fronte di una sostanziale stabilità della quota del 20% più povero e di un calo delle quote di ricchezza degli altri decili della popolazione.
La ricchezza nelle mani del 5% più ricco degli italiani (titolare del 41,7% della ricchezza nazionale netta) a fine 2021 era superiore a quella detenuta dall’80% più povero dei nostri connazionali (il 31,4%).
I super ricchi con patrimoni superiori ai 5 milioni di dollari (lo 0,134% degli italiani) erano titolari, a fine 2021, di un ammontare di ricchezza equivalente a quella posseduta dal 60% degli italiani più poveri. Ma nonostante il calo del valore dei patrimoni finanziari dei miliardari italiani nel 2022, dopo il picco registrato nel 2021, il valore delle fortune dei super-ricchi italiani (14 in più rispetto alla fine del 2019) mostra ancora un incremento di quasi 13 miliardi di dollari (+8,8%), in termini reali, rispetto al periodo pre-pandemico.
In sostanza dice il rapporto di Oxfam Italia, seppur attenuata fortemente dai trasferimenti pubblici emergenziali, cresce nel 2020 – ultimo anno per cui le dinamiche distributive sono accertate – la disuguaglianza dei redditi netti, per cui l’Italia si colloca tra gli ultimi paesi nell’Ue.
La povertà assoluta, stabile nel 2021 dopo un balzo significativo nel 2020, interessa il 7,5% delle famiglie (1 milione 960 mila in termini assoluti) e il 9,4% di individui (5,6 milioni di persone). Un fenomeno allarmante che ha visto raddoppiare in 16 anni la quota di famiglie con un livello di spesa insufficiente a garantirsi uno standard di vita minimamente accettabile e che oggi vede quelle più povere maggiormente esposte all’aumento dei prezzi, in primis per beni alimentari ed energetici.