lunedì 14 Ottobre 2024

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Caro petrolio ? Valorizzare l’oro nero italiano; relazione di Stefano Caot, direttore generale di Eni SpA – Divisione Exploration&Production e Presidente di Assomineraria. Da notare le ragioni del caro prezzi che sembrano indipendenti l’una dall’altra ma dipendono tutte dalla centrale strategica delle multinazionali

“Negli ultimi mesi il prezzo del barile di Brent si è mantenuto stabilmente sopra i 40 dollari sfiorando addirittura i 50. Anche a prescindere da questa situazione, ma in presenza di una strutturale dipendenza dall’estero per le forniture di olio e gas, è normale domandarsi se l’Italia stia facendo tutto il possibile per ridurre gli impatti generati sulla propria economia dagli alti costi dell’energia. In particolare, in una fase storica così complessa, è importante domandarsi se le risorse italiane di olio e gas non possano essere meglio sfruttate.


Il tasso di crescita economica mondiale e in particolare dei Paesi asiatici, come Cina e India, insieme al minor ritmo di investimenti dell’industria petrolifera, sono indicate come le principali cause dell’attuale livello del prezzo del petrolio.


A queste ne vanno aggiunte altre di natura contingente come la speculazione, l’incertezza generata dal terrorismo e dalla guerra in Iraq e la contingente instabilità di importanti Paesi produttori come la Russia ed il Venezuela.


(…)


In questo scenario quali sono le opzioni disponibili per l’Italia, che strutturalmente è un paese povero di idrocarburi, che nel 2003 ha importato l’81% di gas e ben il 94% di olio necessari per soddisfare i propri bisogni e che inoltre si attende una significativa crescita dei consumi energetici?


Le 15 aziende impegnate in Italia nella ricerca e valorizzazione delle risorse petrolifere, riunite nel Settore Idrocarburi e Geotermia dell’Assomineraria, organizzazione associata a Confindustria, a oggi gestiscono sul territorio nazionale 2.000 pozzi in terra e 700 in mare. Una recente stima delle possibili risorse rimanenti è di 130-180 mld. mc di gas e 1.000-2.700 mil. barili di olio.


(…)


Dal punto di vista geologico, si tratta di una situazione strutturalmente non ricca di idrocarburi. Tuttavia la buona conoscenza del sottosuolo, l’ampia disponibilità di infrastrutture produttive e di trasporto, il basso livello dei costi operativi e i favorevoli termini contrattuali delle concessioni rendono sicuramente interessante l’avvio di una nuova campagna di esplorazione e sviluppo.


(…)


Le criticità, che impediscono di mantenere nel tempo almeno lo stesso livello produttivo di oggi, vanno ricercate nell’incertezza dell’attuale quadro normativo e nelle complicazioni burocratiche. Le conseguenze sono: la maggior parte delle società straniere ha abbandonato l’esplorazione; tutte le major internazionali, a eccezione dell’Eni, sono assenti dalla produzione; molti progetti di sviluppo sono bloccati; la produzione è in forte calo – grassetto mio (ndr); sono crol

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