giovedì 17 Luglio 2025

Nel labirinto, ma senza il filo

Ipnotizzati negli altrui scontri d'inciviltà

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Ci si perde nel labirinto e si viene sbranati dal Minotauro quando si è perso il filo di Arianna, del cui nome non sottovaluterei la radice fonetica.

Oggi è tutto un gran labirinto


Per muoversi al suo interno ognuno si aggrappa ad una serie di “punti fermi” e soprattutto a dei tabù.

Prendendoli per buoni, qualunque essi siano, ci si perde sempre e comunque, perché sono simulazioni della realtà, congelamenti ideologici delle idee, prigioni psichiche, follie settarie che producono isteria

Questo vale per tutti gli ambienti politici, non solo per gli antagonisti di destra o di sinistra, anche per i democratici e i liberali.

C’è uno spiazzamento generale rispetto alla realtà storica e alla nuova sociologia della politica e del potere.

Sono quasi tutti paralizzati da tabù che impediscono di aprire gli occhi

Che si tratti di antifascismo, antisemitismo, antislamismo, antioccidentalismo, o di psicopatie sessuali (dal red pill, al gay pride, al femmismo) declinate in un verso o nell’altro, si assiste a una serie di imbecillità intrecciate e contrapposte.

Chiunque, a qualsiasi di queste categorie si rifaccia, le ha assunte in un modo caricaturale, primitivo, grottesco, che avrebbe fatto arrossire nell’ordine: Togliatti, Goebbels, El Cid, Nasser.

Così come sono assunte, queste bandiere neutralizzano proprio i criteri che vorrebbero affermare.

Per non parlare del complottismo, che è la trasformazione in barzelletta per mongoloidi della capacità di leggere dietro la superficie apparente. Così come la si intende ultimamente è diventata esclusivamente una patologia imbarazzante di minorati mentali.

Eppure la realtà non è piatta né superficiale

esistono codici simbolici, linguistici, metafisici, leggi materiali, sintassi di vita e di civiltà, che vengono ben prima di quanto percepiamo al primo sguardo, tant’è che cose che ci sembrano uguali o assimilabili (a iniziare da come interpretare la Tradizione) sono totalmente estranee le une alle altre.

Al punto di essere riusciti ad equiparare alla nostra le espressioni religiose di gente che si fustiga a sangue in pubblico implorando il martirio e pretende di parlare in nome del nome che da al suo Dio. Come fanno i fondamentalisti iraniani che, contro l’Iraq – baluardo socialnazionale arabo – mandavano i bambini in avanscoperta a saltare sui campi minati, tanto sarebbero giunti direttamente in paradiso!

La nostra è una religiosità olimpica, in piedi, virile, che è impreciso definire patriarcale

(quella è roba veterotestamentaria del deserto. Il Pater Familias è ben altro, molto al di sopra). Una religiosità che ha sempre apprezzato i corpi, le arti figurative, l’ars amandi e le donne che erano piene di dignitas e che – a differenza che nel deserto – erano anche sacerdotesse.


La nostra è una religiosità che ebbe la meglio sulle devianze che conducevano in basso, da quelle matriarcali a quelle patriarcali, perché era gerarchica, quindi virile, e soprattutto eroica. Che non significa coraggiosa (anche) ma DI NATURA DIVINA. Un’osmosi, peraltro tra immanenza e trascendenza, che non può mai definirsi SOTTOMISSIONE.

Se fossimo centrati su noi stessi

non avremmo bisogno, per condannare le azioni imperialistiche israeliane e le continue stragi dei civili palestinesi, di angelizzare questa controparte che non ha niente di meglio da offrire. Repressione sessuale, imposizione allucinata di voleri divini dei quali dei personaggi tristi, dalla fisiognomica e dallo sguardo sinistri, si dicono depositari, repressione con la tortura e la corda di qualsiasi dissenso e imposizione della Sharia!

L’opposto vale ugualmente. Se il fondamentalismo islamico è una pazzia pericolosa in tutte le sue espressioni (è risibile la distinzione in questo tra sciita e sunnita, perché i fatti sono eloquenti), non è che il razzismo religioso ed escatologico israeliano non sia dello stesso genere e sia poco rilevante nell’escalation dell’odio e del fondamentalismo.

Quando, il 7 ottobre 2023, i sanguinari di Hamas, eterodiretti da vari burattinai, aprirono le porte degli inferni, feci notare immediatamente che la loro orgia di sangue non venne commessa in nome della Palestina ma al grido di “Allahu Akbar!” e avvertii chi aveva frainteso che ci sarebbe stata imitazione. Pochi giorni dopo dei banlieusards sgozzarono nello stesso modo, e senza alcun motivo, un giovane francese in una cittadina di provincia e poi ci furono una serie di attentati in Europa che è lungi dall’essere finita.

La colpa è degli israeliani che hanno cinicamente flirtato con lo jihadismo da sempre e che hanno massacrato e massacrano la popolazione araba? Non disdegnando, peraltro, di sparare sulla Basilica della Natività

Certamente, ma lo è anche di tutti quelli che cinicamente hanno fatto lo stesso assieme a loro: egiziani, giordani, sauditi, qatarioti, emiratini e gli stessi iraniani che vennero armati da Tel Aviv per decine di anni mentre combattevano le cause socialnazionali arabe e i rispettivi regimi, alimentando i fondamentalismi internazionalisti, sciiti come sunniti. Nessuno di loro è innocente.

Il prosciutto sugli occhi

– come i comunisti d’antan – e un po’ di mala fede ci fanno sostenere che gli jhadisti ci sgozzano per colpa israeliana, americana, occidentale? Un ragionamento un po’ corto, ma per quanta proporzione di verità ci possa essere, sono sempre gli jihadisti che ci sgozzano e non vedo perché mai dovremmo applaudirli.

E – su questo non recedo – jihadista e musulmano non sono sinonimi. Basti pensare a Nasser, Arafat, Saddam, Massoud.

Jihadisti e fondamentalisti vari hanno subito lo stesso processo psichico e mentale di cui sono affette le aree politiche di casa nostra.

Ciò detto, sostenere, come fa il Cancelliere Merz, che “Israele fa il lavoro sporco per noi” o come dice Marine Le Pen che “il Rassemblement National è lo scudo di Israele” è vergognoso e inaccettabile.
Attendo le immancabili lodi sacre a Tel Aviv da parte dell’AfD tedesca, detta neonazista.

Almeno qualcosa di cui ridere è rimasto.

Eppure c’è molto di buono sotto il sole

perché tutti gli equilibri stanno cambiando e c’è uno spazio enorme per chi abbia dei criteri fermissimi, purché privi di deformazioni trinariciute e liberi da tabù.

Le condizioni che tanto teme l’opinione pubblica sono invece ottimali, ma bisogna ritornare alla radice del pensare e del sentire che ci contraddistingue, gettando a mare la zavorra delle deformazioni dogmatiche che servono solo a non capire più niente e a morire nell’oscurità del labirinto.

Una sana mentalità indoeuropea sarà la soluzione a tutto

E ci permetterà di uscire dalle prigioni del dualismo imbecille per il quale o sei sionista o ammiratore della Sharia.
Che all’atto pratico non è molto diverso dall’essere per la tecnocrazia oligarchica o per il populismo idiota.

Valiamo ben altro!

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