La notte tra il 4 ed il 5 ottobre 1943 Norma Cossetto venne gettata ancora viva in una foiba nei pressi di Villa Suriani.
Ancora viva per un cattivo scherzo del destino perché dopo essere stata stuprata da 17 uomini che l’avevano legata ad un tavolo per poterne abusare in tranquillità, la ragazza avrebbe dovuto esser morta.
Oggi, come per ogni ricorrenza scomoda, l’omicidio di Norma Cossetto viene ricordato solo da alcuni perché le resta appiccicata una etichetta politica che non le apparteneva, non avendo il merito di essere fascista ma unicamente quello di essere italiana.
E come lei in migliaia sparirono nelle buche giuliane in quella triste estate del 43 e come lei sono dimenticati, almeno sino al 10 febbraio di ogni anno in occasione di una ricorrenza giovane eppur già stanca, i cui sacerdoti sono oggi per lo più dichiarati antifascisti (si, anche quelli di FdI).
Oggi vedo la Cossetto ricordata sui social anche da alcuni putinisti. Dal fondo del baratro di imbecillità nel quale sono sprofondati, piangono le vittime delle foibe per poi caldeggiare – nel post successivo – la vittoria delle truppe russe che sfoggiano lo stesso straccio rosso dei partigiani iugoslavi.
A fronte di tale aberrazione, è meno irritante l’odio dei titini. Questi, quantomeno, coerentemente nemici.
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