Per molti di voi è 25 luglio sempre
Ottant’anni fa il Regime fascista cadeva per decisione democratica dei suoi massimi esponenti.
Strana dittatura!
Non staremo qui a rifare la storia, rammentiamo solo che la maggioranza degli esponenti del Gran Consiglio decisero d’interpretare a modo loro – e di modificare – le intenzioni di Mussolini espresse nell’ordine del giorno di Farinacci. Essendo il nemico sbarcato in Sicilia e avendo bombardato Roma, il Duce non voleva concedere l’alibi della “guerra fascista” ai voltagabbana e ai vigliacchi, che già sovrabbondavano. Pertanto intendeva rimettere il suo mandato nelle mani del Re, invitandolo a porsi come figura di unità alla testa di una guerra popolare. Intendeva anche chiedere la pace separata a Stalin, cosa di cui Hitler era stato messo al corrente, per impegnarsi a difesa della Penisola. Aveva fatto male i conti con il Re, ma ancor peggio con molti gerarchi che colsero l’occasione per sottrarsi alle proprie responsabilità, speranzosi in una pace rapida e indolore e che approvarono un ordine del giorno che apriva la strada alla capitolazione, lavandosene le mani.
Tutto quello che avvenne dopo fu frutto di quel 25 luglio
La stessa ignominiosa fuga dei Savoia e di Badoglio l’8 settembre, con le truppe allo sbando e la flotta bombardata sia dai tedeschi che dagli angloamericani, sono figlie di quella porcheria.
Perfino i partigiani italiani, che sono stati una tragica barzelletta, assolutamente non comparabili ai francesi, ai russi, agli jugoslavi, ai greci, e le cui gesta furono non propriamente epiche, diventano esemplari rispetto ai furbetti del 25 luglio e ai conigli dell’8 settembre.
Né va dimenticato che i principali obiettivi degli strali, dello sprezzo e della furia della Repubblica Sociale, furono proprio i protagonisti di quelle date.
Essere esempio?
Il fascismo non fu solo nazionale e sociale, era anche e soprattutto fondato sul concetto etico dell’uomo nuovo, eroico, tutto di un pezzo. Che si spezza ma non si piega.
Alla prova dei fatti, come sovente accade, molti di coloro da cui ci si aspettava parecchio si sgonfiarono come palloni gonfiati. In compenso da persone spesso sconosciute, prive di cariche o gradi, si ebbero prove di tenacia, coraggio, eroismo e sacrificio.
Elementi sui quali nacque il neofascismo e che erano primari su tutto il resto, a volte anche troppo.
Oggi non è più così. Non si è solo smarrita la vocazione sociale (al massimo confusa con un populismo vago) e su quella nazionale (al massimo confusa con un patriottismo provinciale e incompatibile con l’universalità del nazionalismo italiano), ma si è del tutto abbandonata la pregiudiziale “esistenziale” su cui si basava il credo neofascista.
Ergo non contano più tanto l’onore, il coraggio, l’eroismo, ma il calcolo.
Calcolatori
È sempre un ragionamento basato sul calcolo (che sia anche errato è perfino secondario).
Per calcolo si ragiona sull’Euro e sull’Europa, Non per Mito o Destino, ma per calcolo bottegaio.
Per calcolo si ragiona sulle guerre (se le bollette aumentano bisogna mettervi fine).
Per calcolo si ragiona sulle reazioni alle prepotenze (se si finisce col perdere o comunque col pagarla cara, non vanno fatte).
Questa logica che non si ritrova neppure nel materialismo marxista – che, anzi, contempla perfino il sacrificio – è dominante nel populismo ed è ormai dilagata in quelle frange della destra radicale che definisco di destra terminale.
Un qualcosa in mezzo alle gambe
Non ritornerò qui a spiegare per la millesima volta perché non si possono sostenere i russi nella guerra in Ucraìna. M’interessa rimarcare che, per un qualsiasi ragionamento politico o per qualunque fisima psicotica, si può perfino stare dalla parte di chi, oggettivamente oltre che formalmente, è oggi nemico dell’Europa e dell’Italia. È un procedimento partigiano. Non lo seguirei mai, ma almeno mantiene l’aggancio a un qualcosa in mezzo alle gambe.
Sarà invece da miss Olando che quel qualcosa lo dovranno imparare quelli che per “calcolo” economico pretendono che si disarmi l’Ucraìna e creano comitati all’uopo o raccolgono firme referendarie.
Peggio ancora, intendono spiegare agli Ucraìni che devono arrendersi perché non hanno speranze di vittoria.
E molti di questi hanno – o pretendono di avere – un passato neofascista!
Non stanno dalla parte del nemico, il che, ribadisco, ha almeno una sua possibile dignità, ma sono dalla parte della resa, dell’abbandono delle responsabilità.
Oggi, esattamente ottant’anni dopo, è proprio la loro festa: è il giorno perfetto per gli ex fascisti che predicano disarmo e pacifismo.
Che schifo!
Che incommensurabile schifo!