Dal 19 aprile diventa obbligatoria l’etichettatura con l’indicazione del contenuto degli OGM su circa 30mila prodotti alimentari e sui mangimi, qualora la concentrazione sia superiore allo 0,9%.
Pochi sanno pero’ che- come sostiene Primo Mastrantoni, segretario dell’Aduc (Associazione degli utenti e dei consumatori) – da oltre vent’anni ci nutriamo quotidianamente con pasta geneticamente mutata proveniente da una varieta’ di grano duro, il Creso, ottenuto presso il Centro di studi nucleari della Casaccia (Roma).
Il grano duro Creso e’ stato ottenuto da un incrocio tra una varieta’ messicana, la Cymmit, e una italiana, la Cappelli, la quale e’ stata precedentemente sottoposta a bombardamento con raggi X: insomma Cymmit piu’ il mutante di Cappelli Cp B144.
Ovviamente il nostro piatto di pastasciutta non emette radiazioni, ma l’informazione che la pasta che compriamo e’ fatta di grano duro Creso non e’ scritta su nessuna confezione, obbligo che invece scatta per i prodotti che contengono OGM (organismi geneticamente modificati) in quantita’ superiore allo 0,9%.
Si può discettare sulla differenza tra organismi geneticamente modificati o mutati: si tratta in ogni caso di cambiamenti nella struttura del DNA dell’organismo preso in considerazione.
Che il consumatore sia informato e’ diritto inalienabile e, proprio perche’ tale, dovrebbe coinvolgere tutti i prodotti che hanno visto modificare la propria originaria struttura genetica.