mercoledì 13 Novembre 2024

Pensioni in picchiata

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Finché non le toglieranno del tutto

 

Crollo delle nuove pensioni nei primi nove mesi del 2012: gli assegni liquidati dall’Inps, compresi quelli dell’ex Inpdap, sono stati 199.555 con un calo del 35,5% rispetto ai 309.468 dello stesso periodo del 2011. Il dato è l’effetto della finestra mobile e dello scalino scattati nel 2011 mentre la riforma Fornero ha effetti dal 2013.
Il dato che tiene conto delle pensioni Inpdap, dal 2012 incorporato nell’Inps, è il risultato soprattutto dell’introduzione nel 2011 della finestra mobile (12 mesi di attesa per i dipendenti, 18 per gli autonomi una volta raggiunti i requisiti) e dello “scalino” previsto dalla riforma Damiano sempre per il 2011 per la pensione di anzianità con le quote (da 59 a 60 anni l’età minima a fronte di almeno 36 anni di contributi). Gli effetti della riforma Fornero invece si avvertiranno dal 2013 quando si esauriranno la gran parte delle uscite con le vecchie regole (chi ha raggiunto i requisiti entro il 2011 e poi ha atteso le finestre). Nei primi nove mesi dell’anno, secondo i dati che l’ANSA è in grado di anticipare, l’Inps ha liquidato 140.616 pensioni nel settore privato (-37,4% rispetto alle 224.869 erogate nello stesso periodo del 2011) e 58.939 nel settore pubblico, quello finora gestito dall’Inpdap, ora incorporato nell’Inps (-22,2% rispetto alle 84.599 erogate nello stesso periodo del 2011). Nel complesso i nuovi assegni liquidati sono stati 110.000 in meno rispetto a quelli liquidati nei primi nove mesi dell’anno scorso dai due enti L’età media di uscita dal lavoro nel settore privato è cresciuta di un anno (da 60,3 anni a 61,3 anni) mentre nel settore pubblico si è passati da 60,8 anni a 61,2 anni. Il calo più consistente è stato registrato per le pensioni di anzianità nel privato (-44,1%) passate da 127.855 dei primi 9 mesi del 2011 a 71.491 dei primi nove mesi del 2012. Le pensioni di vecchiaia, sempre nel privato, sono diminuite del 28,7% passando da 97.014 a 69.125. Sono diminuiti soprattutto i nuovi assegni per i lavoratori autonomi mentre per i dipendenti (sempre del privato) il calo è stato del 21,69% (da 132.801 nuove pensioni liquidate tra vecchiaia e anzianità nei primi nove mesi del 2011 a 103.996). Per i coltivatori diretti il calo nel periodo è stato del 67,6% da 20.526 a 6.637 mentre per gli artigiani si è avuto un crollo del 59,6% (da 38.567 assegni a 15.580). Per i commercianti si è passati da 32.975 assegni liquidati a 14.403 (-56,3%). Nel complesso del settore privato (140.616 nuovi assegni) il risultato delle nuove pensioni è stato migliore anche rispetto al previsto (148.948 assegni per i primi 9 mesi). E’ probabile, visto quanto accaduto nel 2011, che la percentuale di calo complessiva si rafforzi per la fine dell’anno. Dall’anno prossimo si esauriranno le uscite di coloro che possono andare in pensione con le vecchie regole e si comincerà ad uscire con le regole previste dalla riforma Fornero. Per le donne dipendenti del settore privato bisognerà avere compiuto almeno 62 anni e tre mesi nel 2013 (o 62 anni nel 2012 ma a quel punto si poteva uscire con le regole precedenti avendone 61 nel 2011 e avendo quindi anche scavallato la finestra mobile).
MASTRAPASQUA, CONTI IN SICUREZZA – I dati sull’andamento delle pensioni nei primi nove mesi del 2012 (-35,5% sullo stesso periodo del 2011) confermano che “le riforme funzionano” e che i conti “sono stati messi in sicurezza”. Lo ha detto il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua in un colloquio con l’ANSA.
L’Inps non è in grado di garantire tutti i servizi e di tenere aperte le sedi sul territorio con un taglio degli organici di 4.000 persone così come previsto dalla spending review (su 33.000 lavoratori complessivi nel SuperInps). A dirlo e’ Mastrapasqua spiegando di aver chiesto al Governo un confronto perché l’Inps sia escluso dal taglio degli organici nella PA. “In assenza di un tavolo, ha detto, non mando la delibera sul taglio organici. Penso che i nostri interlocutori ci ascolteranno”.
Nei primi 9 mesi del 2012 l’età media di uscita dal lavoro è stata di 61,3 anni, un anno in più rispetto allo stesso periodo del 2011 (60,3 anni). Lo sottolinea il presidente dell’Inps. “Penso che l’anno prossimo – afferma in un colloquio con l’Ansa – raggiungeremo e supereremo la Germania”. I tedeschi in media vanno in pensione a 61,7 anni ma il loro tasso di sostituzione é del 58,4% dell’ultima retribuzione mentre per i lavoratori italiani, grazie all’uso del metodo retributivo, si aggira ancora sull’80%. In Francia l’età media di uscita dal lavoro è 59,3 anni ma il tasso di sostituzione è del 60,8% rispetto all’ultima retribuzione.

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