Nel derby tra i priviegiati storici dell’economia italiana Fiat batte Fiom 3 a 0
La Fiom sembra aprire al dialogo con la Fiat, o almeno chiederlo con una lettera allo stesso Sergio Marchionne. Ma nel giro di poche ore su quelle due pagine si stende l’ombra di nuove difficoltà: ancora licenziamenti di delegati e poi il mancato accordo sul premio di risultato. Per l’azienda non ci sono le condizioni per quote aggiuntive alla cifra confermata di circa 1.300 euro annui a testa. E’ di oggi la lettera dei lavoratori della Fiom all’ amministratore delegato in risposta alla sua lettera ai dipendenti, per invitarlo a un dialogo ”senza filtri e finzioni mediatiche”. Ma, proprio mentre la missiva viene diffusa, tre operai di Melfi – Marco Pignatelli, Giovanni Parozzino e Antonio La Morte, questi ultimi due delegati Fiom – vengono licenziati per aver bloccato l’approvvigionamento di materiale per la produzione durante uno sciopero. I provvedimenti arrivano a 24 ore di distanza da quello, analogo, che ieri ha avuto come destinatario un delegato Fiom di Mirafiori: aveva diffuso, usando la e-mail aziendale, un documento ritenuto ”denigratorio” dall’azienda contro l’accordo di Pomigliano. E, a fine giornata, il mancato accordo sul premio di risultato spinge Fim, Uilm e Fismic a indire uno sciopero di due ore a fine turno per domani. La giornata difficile è iniziata con lo sciopero di 4 ore indetto a Torino dalla Fiom per il premio di risultato e contro il licenziamento di Pino Capozzi, impiegato Fiat e delegato dei metalmeccanici Cgil, liquidato per la vicenda dell’uso della posta elettronica aziendale per diffondere un volantino. Durante il corteo partito da Mirafiori e concluso al Lingotto – al termine del quale Capozzi e’ intervenuto per invitare i colleghi ”a non mollare nelle battaglie” – i lavoratori hanno distribuito una lettera di risposta alla missiva che, pochi giorni fa, Marchionne aveva indirizzato ai dipendenti Fiat. ”Anche noi – si legge nella lettera – siamo consapevoli di attraversare una crisi senza precedenti e una fase molto delicata che influenzerà il nostro futuro”, ma ”è per questo, che pur apprezzando gli investimenti previsti dal piano industriale, non comprendiamo come e perché solo i lavoratori debbano pagarne la realizzazione, con governo e politica che al massimo fanno i tifosi per i propri fini”. L’invito al confronto della Fiom trova il consenso della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, secondo la quale ”è importante questo passo, che io leggo come un’apertura”. Il numero uno di viale dell’Astronomia aveva appena finito di pronunciare il suo augurio, quando si è diffusa la notizia dei licenziamenti di Melfi, dove oggi i tre lavoratori licenziati dalla Fiat sono saliti sulla Porta Venosina, un antico monumento situato nel centro storico della cittadina. La Fiom ha annunciato che la manifestazione in programma venerdì prossimo, 16 luglio – con sciopero di otto ore anche nelle fabbriche dell’indotto – si svolgerà non più a Potenza, ma a Melfi. E la per la settimana succesiva, il 21, una manifestazione a Termini Imerese dovrebbe riaccendere i riflettori sullo stabilimento siciliano. E se per la Cgil i licenziamenti sono ”incomprensibili” e ”la Fiat sta determinando una tensione sociale di cui non se ne sente il bisogno”, è più dura la reazione della Fiom: ”La Fiat – dice il segretario generale, Maurizio Landini – è passata dal ricatto alla rappresaglia e alle intimidazioni ai lavoratori. Servirebbe – sostiene Landini – un ritorno alla saggezza e responsabilità da parte dell’azienda perché, per affrontare la gravissima crisi in atto, c’è bisogno del consenso di tutti i lavoratori e le lavoratrici”.