Home Conflitti PROPAGANDA DI GUERRA CONTRO UN “PAESE CANAGLIA”

PROPAGANDA DI GUERRA CONTRO UN “PAESE CANAGLIA”

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Nel Sudan “l’Islam mette in croce i cristiani”. Parola di Antonio Socci.

Sul “Giornale” del 17 aprile è apparso un articolo di Antonio Socci intitolato “L’Islam mette in croce i cristiani”. Se i Tedeschi avevano l’abitudine di tagliare le mani ai bambini belgi, i musulmani del Sudan hanno invece una particolare predilezione per la crocifissione, alla quale spesso e volentieri condannano i cristiani nel sud del paese. La velina è sempre la stessa, sicché in articoli precedenti si è potuto leggere che in Sudan “i bambini vengono utilizzati come servi e le donne sfruttate sessualmente” (Antonio Gaspari, Sudan: l’Islam fa pulizia etnica). A quanto pare, la propaganda di guerra contro il Sudan è ripresa dopo che il Sudan è stato incluso da Bush nella lista dei “paesi canaglia”; ma è da più d’una decina d’anni che il Sudan preoccupa gli Stati Uniti, cioè da quando il governo di Khartum decise di rivendicare l’indipendenza del paese. Indipendenza sul piano politico e diplomatico (scelta di
instaurare stretti rapporti con Teheran), alimentare (autosufficienza della produzione cerealicola), industriale (collaborazione con la Germania, che fu punita dagli USA col bombardamento di una fabbrica di medicinali in territorio sudanese. Naturalmente perché vi si fabbricavano “armi di distruzione di massa”).
Già all’inizio del ’93 alcuni ambienti clericali (i missionari comboniani in primis) ispirarono una campagna stampa che mirava apresentare le regioni meridionali del Sudan come il teatro di una spietata repressione contro i negri cristiani, se non di un vero e proprio genocidio. La stessa visita di Giovanni Paolo II a Khartum venne concepita come un mezzo per mettere in difficoltà il governo sudanese; ma la manovra si ritorse contro coloro che l’avevano concepita, perché risultò chiaro a tutti che i cristiani sudanesi non avevano seri motivi per lagnarsi delle loro condizioni. (Le chiese cristiane in Sudan sono aperte e frequentate, la TV sudanese trasmette la messa cattolica e lezioni di catechismo ecc. ecc.).
Fallito il pretesto della “repressione anticristiana”, la campagna entrò in una nuova fase. Si cominciò a parlare di complicità delle autorità di Khartum in non meglio precisate “attività terroristiche”, sicché il governo di Washington dichiarò di ritenere il Sudan meritevole di essere inserito nella lista dei paesi che fomentano il terrorismo internazionale.
Se ne ebbe l’eco sui principali organi di stampa del partito americano in Italia: sul “Giornale” uscì un articolo di Lucio Lami intitolato “Raffreddare il Sudan”. A distanza di dieci anni, la musica riprende e, per salvare lo Zio Tom, viene invocato lo Zio Sam (il quale, d’altronde, per interposta Arabia Saudita rifornisce di armi le bande secessioniste nel sud del paese africano).Ma i suonatori devono essere molto scalcinati, se ricorrono agli stessi argomenti (pulizia etnica, crocifissioni ecc.) già usati a suo tempo per giustificare l’aggressione contro la Serbia. O, forse, contano sulla perenne recettività degli sprovveduti e sulla necessità degli occidentalisti di disporre di “argomenti” per la loro propaganda.

Claudio Mutti

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