Laddove il personalismo sfiora il delirio
“Non sarebbe opportuno presentarsi, almeno su Roma, con la lista Pdl. Soprattutto nel Lazio ci sono segnali negativi e quindi bisogna presentarsi con una situazione rinnovata”. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno si prepara alle prossime elezioni comunali. E durante l’intervista alla trasmissione ‘Un caffe’con..’ in onda su Sky spiega quali saranno le sue prime mosse per ricandidarsi come primo cittadino della capitale.
Definendo il presidente del Consiglio ”un uomo culturalmente di centrodestra”, Alemanno si è augurato che faccia “una scelta politica di centrodestra”. Ha precisato che ”non si tratta di tirare la giacca di Monti da una parte o dall’altra, perché già altre forze politiche lo hanno fatto e sono rimaste spiazzate. L’importante – ha aggiunto – è che ci sia un confronto tra le forze politiche, soprattutto di tipo programmatico, così che Monti possa fare una scelta politica”.
Poi è tornato a ribadire: “Il Pdl va azzerato per avere un vero rinnovamento e senza quel rinnovamento, il centrodestra può scomporsi. Dobbiamo ricominciare da capo e non fare solo operazioni di lifting. O si fa sul serio o ognuno per conto proprio”. Riferendosi alle misure varate dal governo per abbattere i costi della politica, il sindaco ha ricordato che ”i comuni hanno pagato tantissimo dal punto di vista dei tagli, ma nessun passo indietro sulla responsabilità personale. Siamo strettissimi, dobbiamo approvare il bilancio ma il Comune di Roma non è a rischio dissesto grazie all’intervento dell’allora governo Berlusconi nel 2008. Roma è solida, ormai da quattro anni”. Casi Fiorito in Campidoglio? “Certe volte si scoprono sempre dopo, ma direi proprio di no, perché nel Comune non ci sono quei meccanismi troppo autonomi che esistono nelle regioni italiane”, ha concluso Alemanno.
Immancabile un riferimento alla candidatura di Nicola ZIngaretti alla Regione Lazio. “Ho telefonato al presidente della Provincia, gli ho fatto i miei auguri e gli ho detto: ‘Mi lasci solo al Comune’, e la battuta è stata: ‘Così vinco per abbandono’. Il suo ritiro dal Comune dimostra che non “è vero che Zingaretti avrebbe sicuramente vinto la sfida per la poltrona a sindaco di Roma”, perché secondo Alemanno ”se Zingaretti fosse stato vincente non sarebbe stato ritirato dal Pd. Dietro questa scelta credo ci sia il tentativo, da parte del Partito democratico, di combinare qualche papocchio su Roma: quella di Zingaretti era una candidatura data per scontata, già in campo da molto tempo, e se è stato spinto sulla Regione è perché credo ci sia qualche tentativo a tavolino di rimescolare le carte. Ma non credo – ha concluso Alemanno – che i romani apprezzeranno molto questi tentativi calati dall’alto”.
Tornando al Pdl, il sindaco di Roma ha aggiunto che “siamo in una fase di scomposizione e ricomposizione. Quella della lista del centro-sud è solo un’ipotesi. Ma la principale soluzione rimane la rifondazione del Popolo delle Libertà in un nuovo soggetto politico. E vedo che anche Silvio Berlusconi sta lavorando in tal senso. Ci sono ulteriori opzioni – ha continuato il primo cittadino – la scomposizione geografica, anche con una lista per il nord, e anche quella ideologica tra destra e centro. Ma quest’ultima è l’ipotesi meno probabile. Domani da Bari comincio un tour per avere un confronto con i diversi contesti territoriali”.
Al sindaco delle jeeps americane che hanno “liberato” Roma, al sindaco per cui il bombardamento di San Lorenzo fu commesso sì dagli americani ma per colpa dei fascisti, al sindaco che non era mai stato fascista ma si era trattato di un difetto di comunicazione, sfugge qualche cosa.
Gli sfugge che la città intera ha della sua personale gestione un’opinione molto negativa.
Gli sfugge il fatto di non avere lasciato alcuna traccia tangibile della sua presenza.
E gli sfugge ancora che quell’immagine negativa del Pdl che egli percepisce viene tutta dalla gestione sua e della sua corrente. Da parentopoli alla Polverini a Fiorito per la città e la regione. Ma anche quando si esce dal raccordo si scopre che sono soprattutto amici suoi, come in piemonte, quelli che han dato l’immagine del Pdl da cui proprio Alemanno vorrebbe prendere le distanze.
Come dire che il virus dell’HIV pretende che vengano isolati i malati di aids.
E probabilmente gli sfugge il dato più elementare: se si presenta alle comunali rischia di chiudere lì la carriera perché deve sperare in Di Pietro e in Grillo perché il candidato del centrosinistra – chiunque esso sia – non vinca al primo turno, com’era accaduto già quando Alemanno sfidò Veltroni. Ma poi deve anche sperare che al ballottaggio riesca ad arrivarci lui, sia pure con le pezze al culo, e non un candidato di Grillo o Di Pietro. Cosa che, oggi come oggi, nessuno potrebbe escludere.
Insomma il sindaco delle esternazioni dovrebbe imparare a stare zitto e a riflettere.
Un bel tacer non fu mai scritto.
Meglio se togliendo quatto quatto il disturbo.