Sul confine bielorusso la strategia angloamericana e l’ulteriore fallimento totale dei sovranismi
La crisi sul confine polacco è un’ulteriore prova del totale fallimento del sovranismo, se non come servo sciocco del mondialismo.
Le due nazioni che combattono il proprio conflitto su carne da macello migrante hanno entrambe governi sovranisti e mentalità piccolo-nazionaliste. Si contrastano perché si sono consegnate ognuna a un protettore (il sovranismo ha bisogno di protettori altrimenti muore): a Minsk lo si cerca a Mosca, a Varsavia ancora una volta a Londra.
Così si alza la tensione nella zona che più di tutte interessa ai Think Tanks americani, perché è sotto egemonia economica tedesca e di cerniera con la Russia. Lì, cioè nei paesi a lungo occupati da Mosca, gli Usa lavorano per ridurre la portata dell’intesa germano-russa e per reintrodurre l’influenza britannica che punta a spaccare l’Europa e a recuperare il controllo su quelle zone continentali la cui perdita d’influenza negli anni trenta fu uno dei motivi scatenanti della guerra mondiale, voluta appunto dagli inglesi.
I sovranisti di e pro Varsavia
Per molti il governo polacco sarebbe interessante perché in conflitto con la Ue, di cui fa comunque parte. Quelli che lo pensano ignorano che questo governo sovranista è repressivo nei confronti della destra radicale a differenza di quello precedente che peraltro aveva pubblicamente denunciato le manovre belligeranti inglesi e l’interesse polacco di restare in sfera d’influenza tedesca.
Sono ignari – o fan finta di non sapere – che è favorevole a immettere uno scudo stellare americano e che si presta a tutte le tensioni di marca Wasp.
Sempre gli stessi sono rimasti ammirati dal fatto che dei soldati inglesi abbiano affiancato il governo polacco alla frontiera bielorussa senza chiedersi perché mai stessero già lì, se non per manovre militari combinate con la potenza extracomunitaria di Londra.
I sovranisti di e pro Minsk
Per altri invece i polacchi sono i cattivi e i bielorussi i buoni perché difendono la Russia e se stessi dalle minacce europee. Ci sono due errori di fondo in questo ragionamento: il primo è non considerare mai le responsabilità russe, il revanscismo imperialista che Mosca non cessa di esprimere, nonché il disprezzo che non riesce a celare verso i suoi ex sudditi che considera roba sua, dimenticando decenni di orrori e di genocidi. Solo in Ucraìna si parla di sette milioni e mezzo di vittime!
Il secondo è che l’Europa – e in particolare la Germania – non ha mai minacciato la Russia, ma ha costantemente calmato gli animi, frenato l’allargamento della Nato, ed è riuscita, con disappunto inglese, a produrre la pace di Minsk (proprio in Bielorussia) che ha disinnescato la mina ucraìna.
I sovranisti si beccano tra loro fuori dalla realtà
I sovranisti per la Polonia e quelli per la Bielorussia sostanzialmente delirano, e nel delirare si odiano e si combattono sulla tastiera. Così com’era avvenuto per l’Ucraìna o per la Libia, dove tanti sovranisti non italiani furono felici per l’attacco a Gheddafi.
Del resto il sovranismo cos’altro è se non un delirio? Pretende autarchie di villaggetti, disconosce il reale in tutte le sue dimensioni e accusa sempre i poteri internazionali d’imporre tutto quello di cui è insofferente. Frattanto la sovranista Austria ha decretato il lockdown per i non vaccinati…
I sovranisti si sono fatti un film che non esiste nella realtà, né per quello che denunciano né, ancor meno, per quello che difendono o che auspicano.
L’Immigrato Assoluto
Mentre si combattono virtualmente, ma accanitamente, tra loro, i sovranisti s’imbrigliano in generalizzazioni schematiche.
Una di queste è la figura dell’immigrato. Lo si vuol bloccare per ragioni economiche, sociali, razziali? Ce lo si chieda e ci si risponda, perché se sono esclusivamente sociali si è classisti e basta e se sono invece razziali o anche di cultura etnolinguistica allora non esiste L’Immigrato ma varie tipologie molto diverse.
A furia di non chiederselo ci si ritrova oggi a opporsi ai curdi indoeuropei che sono maggioritariamente presenti nell’ondata dalla Bielorussia o, come fu il caso con il muro di Trump, agli ispanici, il che accadde anche ai sovranisti spagnoli che pure sono favorevoli all’immigrazione ibero-americana a casa loro!
Con l’Islam la buttano in calcio d’angolo
L’ultima trovata è il rilancio in forza della teoria prodotta a tavolino dall’Intelligence americana dello “scontro di civiltà”. Qualcuno ha pensato di opporsi all’immigrazione mettendo assieme confusamente le motivazioni sociali e razziali senza mai esprimerle, definendo il tutto come difesa dall’invasione islamica e, quindi, come scontro tra Europa giudeocristiana e Islam. Si considerano furbi…
Non m’illudo che questi geni riflettano anche un solo istante su chi ha creato il salafismo e il jihadismo, figli diretti e indiretti dell’Occidente, né che si rendano conto che la maggior parte di migranti musulmani sono effetti di azioni devastatrici occidentali (Iraq, Libia, Siria) e appartengono in seguito a piovre migratorie occidentali.
Sarebbe troppo pretendere. Come lo sarebbe il fatto che si accorgano che finora a combattere a costi altissimi l’islamismo, e a vincerlo spesso, siano stati governi ed eserciti musulmani.
Ve ne siete mai accorti?
Precedo i cretini e i loro immancabili commenti a vanvera. Non sto difendendo l’immigrazione e neppure l’idea della grande fratellanza religiosa ed etnica di cui si riempie la bocca l’altra faccia stupida del sistema, quella globalista, ovvero l’alter-imbecille rispetto al sovranismo.
Le mie posizioni sull’argomento sono chiare e non sento la necessità furba e vigliacca di mascherarle e spacciarle con le formulette idiote che sono state preconfezionate dai padroni Wasp.
Voglio farvi notare che da quando il sovranismo è stato partorito proprio da costoro, i sovranisti si sono scontrati tra loro in tutti i conflitti che si sono combattuti in questo ventennio. Tutti meno due, dove i loro principali padrini, politici e religiosi, si sono trovati dalla stessa parte. Si tratta dell’Iraq e della Siria. Due paesi arabi e musulmani.
Due paesi arabi e musulmani minacciati non dall’Islam ma da jihadisti e forze inglesi, israeliane, americane e loro alleate, come le potenze wahhabite e la Turchia.
I pozzi avvelenati
Ma non ditelo all’ultimo paladino dell’anti-Islam, quel Moshé Eric Zemmour che pretende di battersi contro la sostituzione etnica dall’alto della sua appartenenza berbero-algerina e della sua confessione israelita che permise alla sua famiglia, poi immigrata, di ottenere la cittadinanza francese mediante la discriminatoria Legge Crémieux.
Questo genio, attorniato da qualche disperato dell’estrema destra, prova a servirci di nuovo la minestra riscaldata, già più volte scartata da tutti, del pericolo islamico come chiave di volta della politica e della società.
Immancabile che alcuni sovranisti caschino anche in questa trappola grossolana: sono stati disegnati per fallire costantemente e per avvelenare i pozzi di un’area che avrebbe sempre e comunque qualche potenzialità. D’altronde parlare di pozzi avvelenati in presenza di un mitomane discendente di cammellieri che si vede come Presidente della Repubblica Francese non è peregrino.
Alla fin fine non si sa cosa sia più notevole: il fatto che i sovranisti siano burattini dello Stay Behind o che siano sciocchi.