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Risse cortigiane

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I finiani  lusingano i pidiellini chiamandoli fascisti. I pidiellini divisi tra servitù, compromesso e rifiuto al cameriere dei banchieri

Il possibile futuro governo Monti divide gli schieramenti mentre nel Pdl scoppia la polemica sui fascisti all’interno del polo delle liberta’. “Penso che Mario Monti ce la farà’, afferma il senatore del Pdl, Beppe Pisanu, ai cronisti al Senato. E alla domanda su come si comporterà il Pdl risponde: “Credo che il Pdl voterà compatto per Monti, come fa a non votare?”. “Appoggio esterno non vuol dire appoggio affievolito, se ci sarà il nuovo governo il nostro appoggio deve essere convinto”. Lo dice il vicecapogruppo del Pdl a Senato, Gaetano Quagliariello, che precisa: ‘Chiediamo che nel nuovo governo non ci siano politici, deve essere un governo tecnico e nel Pdl decideremo tutti insieme”.
FRATTINI, ‘FASCISTI’ NEL PDL? TRAVISATE MIE PAROLE – “Non è mio modo quello di rivolgermi ad alcuno chiamandolo con epiteti che possano essere interpretati come offensivi. Mi spiace che mi siano state attribuite frasi certamente travisate, non corrispondenti al mio pensiero e al mio usuale modo di esprimere pubblicamente la mia opinione”. Così il ministro degli Esteri, Franco Frattini, smentisce indiscrezioni giornalistiche secondo le quali avrebbe detto, sfogandosi con alcuni suoi collaboratori: “é bastato che crollasse tutto, che questi fascisti sono tornati fuori”. “Confermo nel modo più assoluto – precisa il ministro – che l’unità di intenti nel Pdl è l’unico obiettivo che insieme dovremo perseguire, e mi sento impegnato in questa direzione”. “Frate chi? Non lo conosco. Chi è un militante del Manifesto?”. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa, presente in Senato, risponde così ai cronisti che gli chiedevano un commento sulle frasi, poi smentite, attribuite al ministro degli Esteri Franco Frattini, contro i “fascisti” nel Pdl che sono contrari all’appoggio al governo Monti.

FUTURISTA AI ‘COLONNELLI’,FASCISTI SIETE E RESTERETE – “Per anni hanno raccontato, con orgoglio masochistico, la favoletta dello ‘sdoganamento’, per anni si sono genuflessi al Caimano, ne sono stati i corifei e i cani da guardia, hanno svenduto quel poco che restava dei loro valori (dalla legalità all’unità nazionale), si sono spartiti le briciole di Berlusconi atteggiandosi a fini statisti e lungimiranti politici con la convinzione di incarnare una ‘destra moderna’. Ora sono lì, con la coda tra le gambe, senza prospettive, ridotti a interpretare il ruolo dei ‘fascisti’ virato sui toni della caricatura”. Lo scrive il webmagazine online ‘Il futurista’, vicino a Gianfranco Fini, dopo le parole di Franco Frattini “Politicamente ‘nudi’, ora che il berlusconismo si è sciolto, mostrano al paese – prosegue ‘Il futurista’ – la loro vera essenza. La stessa, anacronistica “identità” in cui il pifferaio di Arcore li ha ingabbiati. Inadeguati, fuori tempo e fuori luogo, pieni solo della loro retorica, mal sopportati e improvvisamente ‘imbarazzanti’ per il resto del Pdl”. “Oggi, dopo un anno e mezzo vissuto da protagonisti di uno dei peggiori sfaceli che la storia politica italiana ricordi, gli ex colonnelli della ex Alleanza nazionale si ritrovano ai margini di quello che pensavano fosse il loro partito, additati come ‘fascisti’ dai loro stessi colleghi. Certo – continua Il futurista, non è bene godere delle sventure altrui, anche se è vero che la vendetta è un piatto da servire freddo. Poveri colonnelli e povere colonnelline – conclude Il Futurista – . Se ci facevano rabbia, oggi fanno quasi pena”.
 
BERLUSCONI: ‘GOLDEN SHARE’ SU NUOVO GOVERNO – Il Pdl può e deve avere voce in capitolo sulla formazione del nuovo governo. E lo può pretendere perché i numeri a Palazzo Madama (128 senatori) consentono a Berlusconi di essere determinante nelle votazioni. Su queste basi, secondo quanto viene riferito, si sarebbe articolata la discussione questa notte a Palazzo Grazioli tra i vertici del partito e il presidente del Consiglio. Berlusconi avrebbe ribadito la sua disponibilità ad appoggiare un governo Monti mettendo però bene in chiaro che restando il Pdl partito di maggioranza relativa, deve anche essere determinante nella stesura del programma e non solo nella scelta della composizione dell’esecutivo. Se il ‘passo indietro’, sarebbe stato il ragionamento di Berlusconi, è stato fatto per non dare alibi alla speculazione finanziaria, di certo il Pdl non può rinnegare se stesso: non possiamo – avrebbe detto – votare misure come la patrimoniale contro cui mi sono battuto per 17 anni, per tutta la mia carriera politica. Preoccupazione, poi, sarebbe stata espressa per l’esecutivo che sarà e per come si rapporterà con il Parlamento. Per il premier, infatti, quello che deve essere chiaro è che le Camere non devono essere esautorate del loro ruolo e chiamate a votare provvedimenti a scatola chiusa. Se così fosse, avrebbe osservato il Cavaliere, sarebbe meglio scioglierle. Nel corso della riunione si sarebbe inoltre affrontato il crescente malumore che più di qualche ‘big’ del partito avrebbe manifestato in merito alle voci sul ‘totonomine’. Che ad oggi i futuri incarichi del governo in quota Pdl siano già appannaggio di due o tre ministri (tra i più insistenti si fanno i nomi di Frattini, Palma, Fitto e Gelmini) avrebbe fatto infuriare buona parte del partito. E forse anche per questo, il vertice notturno avrebbe visto proseguire il pressing dei senatori sul Cavaliere affinché vagliasse seriamente l’ipotesi di un appoggio esterno ad un eventuale governo Monti. Ipotesi, questa, che il premier – pur come extrema ratio – si riserva ancora di valutare osservando che un comportamento del genere sarebbe possibile solo se lo tenessero tutti i partiti.
Evviva l’Italia, l’Italia dei cachi1
 

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