lunedì 9 Settembre 2024

Scontri d’inciviltà

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E il bue disse cornuto all’asino. Una massima che,  in tribunale a Conegliano, ha trovato l’ennesima conferma nel corso del processo nel quale Said El Kalzi, 33anni, marocchino attualmente irreperibile, era chiamato a rispondere di varie ipotesi d’accusa tra le quali, lui di carnagione olivastra, quella d’aver dato del “negro di merda vai a lavorare” al senegalese Mustathà Diop, espulso dall’Italia nel 2009.
Alle 21.30 del 22 ottobre 2008 – da quanto ricostruito dagli inquirenti – Diop si trovava in strada a Conegliano, tra il Phone center e la pizzeria “Al Fogher” quando incrociò El Kalzi. «Siccome lo conoscevo di vista – spiegò il senegalese nella denuncia – gli chiesi una sigaretta». El Kalzi rispose gentile: «Aspetta un attimo», ma quando tornò dopo pochi minuti accadde il pandemonio. El Kalzi – per l’accusa – si rivolse a Diop minacciandolo e dicendogli “negro di merda”. I due poi iniziarono a insultarsi e a prendersi a sberle. Tutto finito? Per nulla. Dopo qualche minuto i due stranieri tornarono a incrociarsi e a insultarsi. Fu a quel punto che El Kalzi – da quanto emerso dalle indagini – estrasse da dietro la schiena un coltellaccio da cucina seghettato e iniziò a colpire il senegalese. Il primo fendente, diretto alla gola, andò a vuoto, mentre i successivi colpirono a ferirono al braccio e alla gamba sinistra il senegalese che fu costretto a trovare protezione in un vicino locale pubblico, mentre dall’esterno il marocchino lo minacciava: «Esci – avrebbe detto – che ti uccido». Solo a quel punto El Kalzi si dileguò a gambe levate, mentre Diop chiese l’intervento del personale del servizio d’emergenza 118 che lo portò in ospedale. Le ferite riportate dal senegalese – una volta medicate – vennero giudicate guaribili in 12 giorni.
Sul posto intervennero poi i carabinieri ai quali Diop raccontò quanto accaduto, presentando denuncia. Nei confronti di El Kalzi, che è difeso d’ufficio dall’avvocato Stefania Bertoldi, venne così avviata un’indagine per lesioni, minacce, ingiurie e porto illegale di un coltello. Inchiesta che, a 3 anni dai fatti, si è conclusa con il rinvio a giudizio del marocchino. L’assurdo? L’imputato e la vittima (che non si è costituita parte civile) se ne sono andati dall’Italia
E poi ci lamentiamo per l’intasamento delle aule di tribunale.

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