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Sessantaquattro anni fa entravamo in guerra

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Il 10 giugno del 1940 l’Italia si schierava nel conflitto mondiale contro le plutocrazie.
Una scelta avventata ?
Le memorie di Benoist-Méchin ci dimostrano che fu proprio essa ad indurre Hitler, per tener fede al patto stipulato con noi, a negare ai francesi il primato nel Mediterraneo

Sessantaquattro anni fa, il 10 giugno, l’Italia dichiarava guerra alla Francia e all’Inghilterra ed entrava nel conflitto mondiale a fianco della Germania.


Visto l’esito della guerra, molti hanno poi imputato a Mussolini quella scelta, definendola avventata, superficiale e disastrosa.


Tutti questi critici arguti che, lo sappiamo bene, avrebbero organizzato meglio di lui la Marcia su Roma, avrebbero sgominato la Chiesa e la Massoneria, instaurato il paradiso terrestre e fondato un Regime millenario, fanno sfoggio di buon senso ma non tengono conto della realtà effettiva delle cose.


Quando Mussolini – e con lui la casa savoia che in tal senso aveva spinto strenuamente (leggansi le memorie di Filippo Anfuso “Da piazza Venezia al lago di Garda”, ed. Settimo Sigillo) – decise l’entrata in guerra, ogni altra soluzione sarebbe stata suicida.


E questo a prescindere dalle valutazioni morali e ideologiche sull’ Ora Suprema e sullo Scontro di Civiltà (vero quello, non virtuale e d’importazione come questi ultimi di cui si blatera oggigiorno).


L’Inghilterra non faceva altro che provocare interdicendo la rotta ai nostri bastimenti mercantili senza esitare ad attaccarli di tanto in tanto senza preavviso e in condizioni di pace.


Spinta alla guerra dall’Inghilterra e dalla Massoneria che avevano decretato la morte dell’Italia, la nostra nazione non aveva alcuna scelta possibile.


La presunta “neutralità” tanto declamata dai saggi di poi, sarebbe stata del tutto controproducente. Non soltanto perché l’Inghilterra ci voleva assolutamente in guerra e in questa ci avrebbe trascinati prima o poi, tramite le provocazioni aperte e le subdole manovre di corridoio, ma perché era in gioco la politica mediterranea intera e, con essa, l’esistenza stessa dell’Italia come avvenire e comunità di destino.


Se Mussolini avesse esitato, infatti, nei mesi successivi nulla avrebbe impedito a Laval, Darland (da non confondersi con Darnand) e Benoist-Méchin di ottenere da Hitler carta bianca nella regione mediterranea, una carta bianca che avrebbe segnato la nostra fine e che il Cancelliere del Reich non concesse ai francesi proprio per onorare gli impegni con Mussolini (cfr Benoist-Méchin: “De la défaite au désastre”).


Certo, col senno di poi, si può dire che, in qualunque caso avrebbero finito col vincere gli americani e, con loro, la Mafia, il Crimine Organizzato e l’Antistato.


È meno vero di quanto si creda in quanto, comunque, la guerra avrebbe anche potuto non essere persa, visto e considerato quanto la fatalità contribuì ai suoi esiti.


In ogni caso un’Italia neutrale non avrebbe assolutamente evitato di passare dalla libertà alla schiavitù, dal regime popolare al totalitarismo, visto e conside

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