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Si azzannano

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I due grandi protagonisti della strategia della tensione litigano tra loro. Stavolta il pretesto è palestinese

      Torna la tensione a Gerusalemme est dopo che nella prima mattinata di ieri la polizia israeliana ha espulso dalle loro abitazioni nel rione di Sheikh Jarrah due famiglie palestinesi, i Hanun e gli al-Ghawi. Complessivamente abitavano in quegli edifici cinquanta persone. Un portavoce della polizia ha spiegato che l’operazione è stata ordinata dalla Corte Suprema, al termine di una lunga battaglia legale vinta da alcune famiglie ebraiche che hanno subito provveduto a prendere possesso degli edifici. Ma le proteste sono state immediate, ed elevate. Hatem Abdel Qader, un esponente politico palestinese di Gerusalemme est, ha affermato che il provvedimento israeliano dovrà essere discusso dal sesto congresso di al-Fatah, che sarà convocato fra due giorni a Betlemme (Cisgiordania). Il negoziatore dell’Olp Saeb Erekat ha subito pubblicato un documento in cui accusa Israele di aver ignorato il diritto internazionale. “Mentre le autorità israeliane hanno promesso all’Amministrazione statunitense che le demolizioni di case, le espulsioni e altre provocazioni contro i palestinesi di Gerusalemme saranno fermate, sul terreno vediamo esattamente l’opposto”.
Alle proteste si è unito, secondo la stampa palestinese, anche il Consolato britannico di Gerusalemme est che afferma di essere rimasto sbigottito di fronte alle espulsioni odierne. Il consolato ha aggiunto di non poter accettare la tesi israeliana secondo cui è prerogativa delle corti giudiziarie o del municipio “l’imposizione di coloni estremisti ebrei in un antico quartiere arabo. Queste azioni – secondo il Consolato – sono incompatibili con il proclamato desiderio di Israele per la pace. Chiediamo ad Israele di non consentire agli estremisti di fissare la sua agenda”. Nel frattempo il vicedirettore generale del ministero israeliano degli esteri Rafi Barak ha convocato l’ambasciatore britannico in Israele Tom Philips per ricevere chiarimenti sulle dichiarazioni di un diplomatico inglese secondo cui il suo Paese finanzia costruzioni in rioni palestinesi di Gerusalemme est allo scopo di contrastarvi l’ingresso di famiglie ebraiche. Un portavoce del ministero ha detto al quotidiano Maariv che si tratta di una ingerenza sfrontata da parte del governo britannico in questioni interne israeliane.

Ulteriore prova della tensione intercorsa in questi ultimi anni tra Israele e Inghilterra: da quando cioè Tel Aviv ha deciso di dare maggior importanza alla rivalità sulle rotte del Nabucco rispetto al generale cointeresse. In questo periodo di lotte intestine sembra essersi incrinata anche la narco-alleanza latino-americana tra le due potenze e la Spagna.

Interessante e in qualche modo piacevole è il poter assistere alla lite tra i due protagonisti principali, allora totalmente complici, della strategia della tensione che insanguinò l’Italia allo scopo di ricacciarla violentemente dal Mediterraneo.

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