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Si vota di nuovo

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Oggi alle urne. Si svolge l’ennesimo giochino di società che ben difficilmente porterà ad una maggioranza che non dia vita al consociativismo tecnocratico. C’è addirittura il rischio di un governo giacobin/bolscevico (Pd, M5S, LeU) che ne impersonerebbe una versione particolarmente liberticida.
Quali che siano gli esiti delle votazioni, altro sarà il risultato espresso nei seggi, altro quello ufficialmente riportato dal Viminale.
Difficile quantificare il broglio strutturale, che in democrazia è endemico, pertanto il voto reale ha un valore comunque relativo; i giochi si fanno prima, dietro le quinte, e le elezioni si vincono con le intese pregresse come spiegò chiaramente il Presidente francese François Mitterrand.

Oggi alle urne. Registro molta eccitazione, partecipazione, speranza, euforia. Mi rendo conto che ci sono alcune poste in palio che vanno dalla composizione dell’Esecutivo alla caccia alle streghe, so che che talvolta ci sono sul tavolo anche partecipazioni istituzionali o forse ministeriali, e si giunge fino alla questione divenuta di principio su CpI in Parlamento o fuori. Comprendo le varie motivazioni e le rispetto; mi piacerebbe che ci fosse però un maggior distacco emotivo dall’atto che si va a compiere.
Marx ed Engels una volta tanto ci avevano preceduto, per questioni anagrafiche se non altro. Quello che dissero è stato capitalizzato e sviluppato in seguito dalle correnti reazionarie serie e da quelle nazional-rivoluzionarie che con le elezioni ebbero sempre un rapporto strumentale, freddo e sostanzialmente schifato, essendo coscienti della psicopatia di fondo dell’elettoralismo nonché del suo valore periferico in una strategia di conquista del consenso e del potere.

Come non essere d’accordo con Marx ed Engels quando parlano di cretinismo parlamentare? Il quale è “l’infermità che riempie gli sfortunati che ne sono vittime, nella convinzione solenne che tutto il mondo, la sua storia e il suo avvenire, sono retti e determinati dalla maggioranza dei voti di quel particolare consesso rappresentativo che ha l’onore di annoverarli tra i suoi membri”. Ecco, mi piacerebbe che si tenesse conto di tutto ciò quando si entra nel gioco elettorale, perché il solo modo per non farsi bere l’anima e con essa il cervello e con esso qualsiasi capacità di combattimento reale, è esserne consapevoli sia votando che non votando. Perché l’astensionismo non è un valore o uno strumento, il voto nemmeno se ci s’identifica in esso e se si crede nella sua religione ipnotica.
Immergersi nella palude restandone asciutti. Un esercizio difficile ma indispensabile per restare lucidi.

 

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