La stupida e servile ostilità sovranista al Trattato del Quirinale
Il Trattato del Quirinale può segnare una svolta importante.
Per capirlo è indispensabile un minimo di conoscenza della realtà e non una sua lettura prefabbricata e artificiale (dogma ideologico). Sarebbero anche necessarie una coscienza storica e un’identità ideale, oggi entrambe assenti quasi del tutto e sostituite da teoremi fasulli.
Si capirebbe così che il processo di unificazione europeo, a lungo accompagnato e frenato dagli angloamericani, ha preso a correre nell’ultimo quinquennio e questo ha determinato separazione tra le due sponde dell’Atlantico. Come risultato gli angloamericani marcano stretto il processo a guida francotedesca e cercano di rallentarlo con sabotaggi e separazioni.
Non c’è più la solita trippa per i nostri gatti sciuscià, così anche noi italiani ci troviamo trascinati in un processo di emancipazione e di acquisizione di potenza e cerchiamo di parteciparvi da comprimari, sperando – Arlecchino servo di due padroni – di poter fare i sabotatori per conto Wasp andando all’incasso dai renani. Non cambieremo mai!
Europa e Sovversione
Due sono i nodi centrali: l’acquisizione della potenza europea e la controsovversione sui piani woke e gender. Il sistema si è arrangiato per mettere ovunque dalla parte giusta coloro che sono però sovversivi nei costumi mentre da quella della tenuta reazionaria si è incrostata la logica sovranista, ovvero un protestantesimo individualista e stolido, anti-europeo, di marca e orientamento angloamericano.
Non c’è da scegliere in quale schieramento appassire, c’è da realizzare al più presto una sintesi vitale: ovverosia riportare l’ideale imperiale europeo nell’alveo di coloro che non sono marci esistenzialmente, i quali sono però in gran maggioranza vittime delle sirene delle logge angloamericane che li aizzano contro francesi e tedeschi, portandoli non solo fuori strada ma sulla via oggettiva del tradimento.
Una destra addomesticata
Tra diplomatici atlantisti che hanno legami con Israele e con gli islamisti democratici, alti gradi dell’Esercito dipendenti dalla Nato, “intellettuali” che hanno studiato in Usa e in Inghilterra, “economisti” al servizio oggettivo del Dollaro o della Sterlina e anchormen populisti da due lire, la destra è oggi interamente schierata sul fronte dello Stay Behind. È oggettivamente la prima nemica dei nostri popoli e dell’eredità storica del fascismo.
Ciò accade più spesso per ignoranza, per superficialità, per mancanza di preparazione politica che per altre cose. Basta pochissimo (e in Italia lo abbiamo registrato in modo impressionante negli ultimi anni) perché gente antropologicamente centrata ma sviata da cattivi maestri cambi del tutto orientamento. Ed è opportuno intensificare quest’impegno perché è proprio sulla destra che stanno contando i nostri occupanti. Ciò accade anche in Francia dove tra Républicains e Zemmour è partita la controffensiva atlantista all’Eliseo, e in Germania dove il sovranismo ha provato a inceppare la macchina tedesca.
Quelli che non vogliono essere subalterni
Sicché i sovranisti nostrani sono subito balzati sulla sedia per il Trattato del Quirinale perché ci renderebbe subalterni alla Francia. Divertente! Sappiamo dal 1985 (rivelazioni di Formica) che i nostri servizi segreti per clausola segreta della nostra capitolazione senza condizioni del 1943 non dipendono da noi ma dagli americani. Abbiamo una Magistratura che s’incarica di debellare metodicamente l’azione dei nostri asset strategici (Eni, Finmeccanica, ecc). In tutti i settori strategici in cui eccelliamo (per esempio la robotica) accettiamo di non mettere a frutto le nostre qualità per la potenza nazionale. Siamo schiavi di una Costituzione che verte sull’impossibilità di dotarci di un decisionismo. Svendiamo tutto quello che abbiamo, preferibilmente agli inglesi (Britannia). Sui campi di azione internazionale gli altri eserciti consigliano ai loro soldati di non familiarizzare con noi perché ci ritengono gli spioni degli americani (e magari lo siamo senza saperlo per le ragioni di cui sopra). Non abbiamo una dignità nazionale. Il nostro sistema è frutto degli accordi tra forze internazionaliste (Mafia, Vaticano, comunisti, Massoneria). A Bruxelles e a Francoforte disertiamo ogni appuntamento importante a danno esclusivamente nostro. Ogni politico che aspiri a Palazzo Chigi si fa prima accreditare con un viaggio negli Stati Uniti, il che non accade in altre nazioni, non dico potenze come Germania e Francia, ma neppure in Spagna. E con questo noi temiamo di diventare subalterni!
Questione di Padre
È probabile che nel trattare con una potenza nucleare che ha basi strategiche in tutti gli oceani, che ha forti influenze in Africa e perfino sul Pacifico e ha diritto di veto all’Onu, lo si faccia non proprio in condizioni di parità. Ma nascondersi dietro questo gap, anziché essere contenti di poter cogliere l’occasione per risollevarci, ricostruire margini di sovranità nel mosaico di una sovranità più alta, aprire la strada imperiale per le nostre eccellenze e, soprattutto, aspirare a sfidare quelli che ci occupano da otto decenni, è a dir poco sospetto oltre ad essere incredibilmente stupido.
C’è da accelerare la rivoluzione culturale perché i tempi lo impongono.
Quando si sostiene la dinamica europea una delle obiezioni più gettonate da parte sovranista è proprio che, vista la nostra debolezza, si paventa una subordinazione nei confronti di Francia e/o Germania. Che senso ha – dicono questi buontemponi – cambiare padrone?
Ebbene, in questa pretesa domanda retorica ci sono due autentiche enormità che vanno spazzate via. La prima è che né i francesi né i tedeschi né meno ancora gli europei (che poi vorrebbe dire noi) diventeranno nostri padroni, bensì apripista per il nostro liberarci del padrone.
La seconda è che comunque una differenza tra gli europei e i nostri padroni Wasp c’è ed è essenziale. Per civiltà, per affinità, per tradizioni politiche e non solo politiche, gli angloamericani non solo sono nostri padroni ma ci sono nemici; francesi, spagnoli, tedeschi, greci, sono invece nostri compatrioti. Sì, compatrioti perché la patria carnale, quella storica e quella imperiale sono tutt’uno nella concezione che ci ha concepiti. Chi non lo sente è figlio evidentemente di un altro padre. Anzi no: è figlio di un altro amplesso perché l’idea del Padre sta solo nel nostro campo.
Che non può non guardare al Trattato del Quirinale perlomeno con simpatia.