Il Regno Unito ai conti della Brexit
Il Regno Unito non è spaventato dalla prospettiva di un mancato accordo con l’Unione europea. E non sarà il primo a fare concessioni al tavolo delle trattative. Queste dure parole pronunciate da David Frost, capo negoziatore nei colloqui con Bruxelles, allontanano una possibile intesa commerciale. I colloqui, che ripartiranno martedì, sono in fase di stallo per le posizioni espresse dal Regno Unito in materia di aiuti di Stato e diritti di pesca. Londra ritiene che l’Unione Europea non abbia ancora accettato la piena indipendenza del Paese. Downing Street, stando a quanto segnalato dal Times, sarebbe dell’opinione che il Regno Unito non abbia più di una possibilità su tre di raggiungere un accordo commerciale con l’Unione Europea prima della fine dell’anno. Il portavoce del vice primo ministro, pur rifiutando di prendere parte al gioco delle percentuali, ha affermato che lo scopo è quello di raggiungere un accordo e che si continuerà a lavorare con impegno in quella direzione.
Il quadro complessivo
Il Regno Unito ha lasciato l’Unione Europea il 31 gennaio di quest’anno ma le relazioni commerciali tra le parti resteranno immutate sino al primo gennaio del 2021, quando terminerà il periodo di transizione. Le tempistiche dei colloqui sono estremamente ridotte a causa di una scadenza vincolante che il Primo Ministro Boris Johnson, malgrado il parere espresso dalle opposizioni, ha deciso di non posticipare. Le squadre negoziali hanno tempo sino alla fine di ottobre, dato che poi serviranno circa due mesi alle istituzioni comunitarie per ratificare formalmente l’accordo, che creerà comunque nuovi ostacoli al commercio. Il Regno Unito si appresta ad abbandonare tanto il mercato unico quanto l’unione doganale e ci sarà dunque la necessità di effettuare controlli doganali con l’Unione Europea e con l’Irlanda del Nord.
Voci contrastanti
Sir Sebastian Wood, ambasciatore del Regno Unito in Germania, ha dichiarato che la pandemia, il cambiamento climatico e la minaccia causata dalla Cina sono temi decisamente più importanti dell’accordo con l’Unione Europea che, secondo l’ambasciatore, verrà raggiunto in dirittura d’arrivo. L’ambasciatore ritiene che la presidenza tedesca del Consiglio Europeo potrebbe giocare un ruolo importante nei futuri sviluppi. Le posizioni si sono, però, indurite. Clement Beaune, Ministro agli Affari Europei dell’esecutivo di Jean Castex, ha reso noto che Parigi non ratificherà un accordo che non veda rispettare le proprie richieste. L’Unione Europea vuole dunque dimostrarsi “forte” e questo atteggiamento è destinato a creare problemi. Johnson potrebbe cogliere la palla al balzo e cercare una rottura che sa di vittoria.
Una visione chiara
Il Primo Ministro del Regno Unito ha l’aspirazione, modellata sul pensiero politico trumpiano, di riportare il Paese ai fasti ed alla grandezza di un passato sempre più remoto e scolorito. La liberazione dall’Unione Europea può infatti aprire nuove ed interessanti prospettive dal punto di vista commerciale, pur senza mettere in discussione l’atlantismo e l’appartenenza alla Nato. Londra potrebbe così trasformarsi in un vero e proprio jolly, in grado di assumere posizioni variegate nell’arena internazionale, a seconda della convenienza del momento. I rischi non mancano: la Scozia, in primis, non vuole rompere il cordone ombelicale con Bruxelles e lo stesso può dirsi di una parte della popolazione dell’Irlanda del Nord. I sondaggi elettorali vedono i Conservatori in una forchetta compresa tra il 40 ed i 45 per cento dei consensi, i Laburisti trincerati in una fascia compresa tra il 35 ed il 40 per cento, i Liberaldemocratici non raggiungono il 10 per cento dei voti mentre i nazionalisti dello Scottish National Party non superano il 5 per cento delle intenzioni di voti ed i Verdi sono poco sotto. Il futuro, dunque, sembra offrire grandi soddisfazioni dato che i Laburisti, secondo la maggior parte dei sondaggi, sono a distanza di sicurezza.