martedì 8 Ottobre 2024

Spiati, controllati, schedati!

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Vero o falso che fosse, il denunciato tentativo di un “11 settembre” inglese è servito allo scopo. Saranno approvate anche in Inghilterra nuove norme per il controllo dei cittadini. Carte di indentità biometriche e processi senza giuria: è l’era del Grande Fratello Globale.

LONDRA. Per l’ultima volta prima delle prossime elezioni, la regina si è messa la corona in testa per presentare al Parlamento un programma di governo prontamente definito «la politica della paura» da una parte influente della stampa e dei deputati britannici, in quanto prevede un ulteriore giro di vite alle leggi antiterrorismo, la controversa introduzione delle carte d’identità biometriche e l’istituzione di un equivalente nazionale dell’Fbi. Intorno all’ermellino della sovrana aleggiavano come furie le rivelazioni di giornata di un tabloid, secondo cui i servizi segreti avrebbero sventato un catastrofico attentato simultaneo di Al Qaeda contro Heathrow e tre grattacieli londinesi, e le insinuazioni che questa storia sia emersa proprio ieri per far meglio digerire al Paese una nuova dieta di autoritarismo.
Il sospetto principale dei critici di Blair è che il primo ministro ritenti il colpo messo a segno da Bush, e punti tutte le sue carte sulle promesse di sicurezza per essere reinsediato al potere nel maggio 2005. In condizioni normali, si potrebbe pensare che il leader britannico volesse soltanto togliere gas ai conservatori, che di solito accusano i laboristi di non essere abbastanza duri nella lotta alla criminalità. Ma stavolta la posta in gioco è alta: un terzo mandato di Blair, proprio nel momento in cui la sua popolarità è così tartassata dalla guerra in Iraq. Mentre la lobby per le libertà civili e i liberaldemocratici accusano Blair di spaventare il Paese per guadagnare voti, si ritiene che le più controverse misure contro il terrorismo comprendano la creazione di nuovi tribunali senza giuria, l’uso delle intercettazioni telefoniche in tribunale e l’introduzione di ordinanze per limitare le libertà di persone sospettate di «atti preparatori al terrorismo», quali per esempio il finanziamento di gruppi eversivi.

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