martedì 8 Ottobre 2024

Strategia della tensione

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Il Mediterraneo è in tempesta e i provocatori tornano ai posti di combattimento.
Così Affatigato precipita sul caso Militia

Il periodo è carico di insidie. Israele, per la prima volta nella sua storia, è praticamente isolata. Al di là delle dichiarazioni di prammatica non può contare più sulla Ue, sulla Gran Bretagna e forse neppure sugli States dove la battaglia di vertice infuria a proposito della politica da tenere nel Middle East. Il suo alleato storico regionale, la Turchia, è oramai divenuta un nemico vero e proprio, mentre il partner di merende trentennale, quell’Iran insieme al quale Tel Aviv ha maciullato regolarmente ogni movimento panarabo, ora si trova ad essere un complice ingombrante e probabilmente un futuro rivale.
Nel’area inoltre s’intrecciano interessi russi, cinesi e brasiliani che contribuiscono a tenere in scacco le mire espansionistiche israeliane.
Tel Aviv morde il freno e sembra disposta a passare ad attacchi chimici o nucleari, comunque ad incursioni aeree sui siti di produzione nucleare (civile) nella regione.
Dopo settimane di frustrazione Israele ha incassato la proposta di collaborazione dell’Arabia Saudita che intende concedere il suo spazio aereo ai bombardieri stellati per bombardare quell’Iran fino a pochi mesi fa  alleato oggettivo – e non solo oggettivo – dello Stato ebraico ma da sempre rivale di Riad nelle mire di egemonia mediorientale attraverso la strumentalizzazione della religione islamica.
Tra tanti dinieghi e condanne Israele ha strappato una possibile sortita: i rischi di guerra, che forse non sarà circoscritta ma che potrebbe degenerare financo a scala mondiale, ci sono tutti.
E c’è, di nuovo, una forte tensione nel Mediterraneo, tensione che coinvolge gruppi di pressione e di interesse in conflitto tra loro.
Bisogna quindi tenere gli occhi aperti perché è esattamente lo scenario in cui si sviluppò la strategia della tensione e perché sono esattamente le motivazioni per cui essa nacque, con buona pace dei ciarlatani di scuola pci e dei giornalisti copia incolla che continuano ad attribuirla a cause ed obiettivi che non la riguardavano se non di striscio.


Il caso Militia


Cosa ci possiamo fare, direte voi?
Nulla sul piano internazionale e ancor meno sul piano degli scontri tra poteri forti; qualcosa la possiamo fare però per attutire i colpi, se non proprio per sgominare i disegni, dei provocatori in atto nelle diverse aree, attivi specialmente in quelle “antagonistiche”.
E’ singolare che proprio quando infuriava lo scandalo dell’assalto in acque internazionali da parte israeliana al convoglio umanitario per Gaza siano stati eseguiti provvedimenti legali, con una custodia cautelare, a quattro aderenti ad un gruppo accusato di antisemitismo.
C’è bisogno, da parte di almeno uno dei contendenti nella nuova guerra mediterranea, di enfatizzare proprio l’antisemitismo in modo da giustificare le aggressioni come difesa preventiva di chi si sente minacciato.
A leggere quanto riportano i giornali, gli imputati avrebbero rivendicato le scritte per le quali sono perseguiti. Si tratta di un reato e quindi il cerchio si chiude.
Il cerchio si chiude perché nessuno riflette sul fatto che un reato d’opinione è tale qualsiasi sia l’opinione espressa, qualsiasi siano le valutazioni che i singoli o la collettività hanno dell’opinione espressa.
In tempi meno soggetti a meningite indotta sarebbero stati i garantisti, i liberal, gli ultrademocratici a prendere le difese dei quattro del gruppo “Militia” chiarendo che quanto costoro avrebbero scritto dà loro la nausea ma che questo non è comunque un motivo sufficiente per impedire la libertà di scriverlo. Anche perché la logica induttiva, con gli automatismi che comporta, non è minacciosa soltanto per i fascisti in genere ma, una volta allargata, inchioderà qualsiasi ambiente politicamente scorretto, annullando così ogni concetto basilare di libertà e preparando la strada per il bavaglio a tutti (o le manette a tutti).  Avrebbero ricordato che negli Stati Uniti e in Inghilterra, modelli dell’attuale  democrazia global, questo genere di reati non esiste.
Ciò non è avvenuto perché i quattro, se davvero sono stati loro a fare con si capisce bene quale criterio quelle scritte, si sono posti contro la morale comune conforme. Si sono comportati un po’ come dei nudisti che si dessero ad atti osceni in un parco della puritana Londra vittoriana: non avrebbero avuto il sostegno neppure dei libertini.

Torna il provocatore Affatigato

Il problema è che in mancanza di interventi garantisti assolutamente non sospetti, cioè provenienti da aree progressiste, antirazziste e antifasciste, il blitz su Militia rischia di assumere una valenza preoccupante. In primis perché questa storia può permettere a chi lo vorrà di sbandierare un “pericolo antisemita” del tutto inventato, ma comunque funzionale a certe scelte forti nel Mediterraneo  e in Vicino Oriente e utile, in ogni caso, a obbligare le Comunità ebraiche a non disconoscere Israele la cui politica da tempo è ben lungi dal fare l’unanimità tra gli israeliti sparsi per il mondo.
In secondo luogo la vicenda preoccupa nella prospettiva inquietante di strategia della tensione.
Infatti chi si è offerto di fornire un’assistenza legale a Militia? Marco Affatigato!
Si tratta di un depistatore storico della strategia della tensione, di un depistatore in stragi, di un collaborarore  conclamato dei servizi segreti (deviati secondo alcune benevole letture).
Costui, dopo anni di silenzio, è tornato a galla all’improvviso. Lo ha fatto proprio mentre si alzava la tensione sul Mediterraneo ed ora offre un sostegno agli imputati e ai detenuti.
Cosa questa non nuovissima, perché i suoi esordi d’inquinamento risalgono a oltre trent’anni fa e si manifestarono con la medesima tecnica, quando insieme con altri provocatori costituì un’organizzazione, detta Solidarietà Militante, che fu usata appunto per mestare nel torbido e inquinare nella zona militante carceraria, ovvero quella più propensa per condizioni psicologiche a farsi strumentalizzare in giochi ineffabili.
Quando il Mediterraneo è in tempesta i giochi della strategia della tensione ripartono e vengono messi in campo gli stessi soggetti che ne furono protagonisti.
Mi collego quindi al comunicato di Gianluca Iannone che smaschera l’Affatigato e lo condivido.
E insisto nel dire a tutti, neri, rossi, bianchi, grigi, arcobaleni: attenzione bisogna vigilare perché i meccanismi messi in moto sono esattamente gli stessi di tanti anni fa!
Ognuno vigili e faccia quello che può per sventare queste manovre.

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